Fingono atti di bracconaggio
Due fermati a Valbondione

La polizia provinciale ha fermato a Valbondione, verso la mezzanotte di mercoledì 28 dicembre, due persone che avevano finto, per «fare una bravata», atti di bracconaggio trasportando nei pressi del rifugio Curò due pelli di camoscio con le relative zampe e una testa.

A Valbondione, nei pressi del Rifugio Curò, si è accertato un episodio particolare. Verso mezzanotte di mercoledì 28 dicembre il Nucleo ittico venatorio della Polizia provinciale ha ricevuto una richiesta di intervento dai guardiacaccia dell'azienda faunistico venatoria «Belviso-Barbellino» per un possibile atto di bracconaggio a carico di camosci.

I guardiacaccia avevano infatti fermato due soggetti che, con atteggiamento sospetto, si aggiravano nei pressi del rifugio Curò e che, alla loro vista, tentavano di fuggire indossando un passamontagna. Tra i cespugli è stato poi recuperato un sacco in plastica imbrattato di sangue. Nel frattempo una pattuglia del Nucleo ittico venatorio ha raggiunto la zona.

I due soggetti hanno ammesso le proprie responsabilità, sostenendo di non avere commesso atti di bracconaggio ma di aver solo voluto orchestrare «uno scherzo, una bravata» nei confronti della vigilanza faunistica. Gli autori hanno confessato di essere saliti da Valbondione in tarda serata, trasportando nei zaini due pelli di camoscio, le relative zampe e una testa che avevano appeso su un palo nei pressi dell'imbocco del sentiero che conduce in Val Cerviera.

I due sono stati accompagnati alle rispettive abitazioni dove è stato effettuato un controllo delle armi che ha confermato la regolare detenzione dei fucili, salvo di alcune munizioni non denunciate. Sono state anche rinvenute le carcasse di camoscio identificate da fascette inamovibili che attestavano l'abbattimento nell'ambito della caccia di selezione agli ungulati.

A carico degli indagati sono stati ipotizzati i reati di:
1. resistenza a Pubblico ufficiale concretizzata nelle azioni e nei ripetuti tentativi di fuga per sottrarsi all'identificazione e al controllo;
2. simulazione di reato per i reati di furto (il prelievo abusivo di camosci all'interno di una riserva privata di caccia) e di caccia in giornata di silenzio venatorio (i fatti si sono svolti di venerdì, giorno in cui la caccia non è mai consentita), mediante l'apposizione di pelli di camoscio scuoiate e appese all'interno della riserva dell'azienda faunistica «Belviso-Barbellino». L'individuazione successiva delle pelli avrebbe infatti inevitabilmente indotto la polizia provinciale alla comunicazione alla autorità giudiziaria dei reati ipotizzati a carico di ignoti e alla prosecuzione delle indagini per identificare i responsabili;
3. detenzione abusiva di munizioni a palla unica per carabina, non denunciate all'autorità di pubblica sicurezza.

Un secondo episodio è avvenuto a Castione della Presolana, zona in cui il Nucleo ittico venatorio della Polizia provinciale ha ricevuto segnalazioni circa la presenza di persone dedite all'attività venatoria all'interno dell'Oasi di protezione «Presolana» dove la caccia è vietata.

Una pattuglia del Nucleo ittico venatorio unitamente alla vigilanza volontaria si è spostata in località «Cassinelli», nel comune di Castione della Presolana, fin sotto le pendici della Presolana e del Monte Visolo in località «Plagna», a quota 1715 metri: da questo punto, gli agenti hanno individuato tre persone che imbracciavano il fucile da caccia e risalivano il crinale in atteggiamento di caccia (armi cariche, perlustrazione della zona alla ricerca della selvaggina ecc.).

I tre cacciatori si trovavano all'interno della zona delimitata dalle tabelle recanti la dicitura «Divieto di caccia-Oasi di protezione». Sono stati quindi accompagnati in località «Cassinelli» dove si è provveduto alla contestazione del reato di caccia in Oasi di protezione di cui all'art. 30 lett. «D» della Legge 157/92.

Per l'assessore Fausto Carrara «si tratta di importanti interventi a tutela della fauna che proseguono sul territorio bergamasco e dimostrano l'impegno del personale del Corpo di polizia provinciale; una azione condotta costantemente nel corso dell'anno che si completa con altre attività quali i censimenti e il soccorso della fauna ferita e in difficoltà. In questi episodi - grazie anche alla collaborazione con la vigilanza volontaria - gli autori sono stati identificati».

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