Il ricordo della sen. Gallone
«Uomo di grandi ideali»

ll ricordo della senatrice Alessandra Gallone

Mirko se n'è andato, e non mi pare possibile. Stento a crederci, anche se l'ultima volta che l'ho visto, pochi giorni fa, il sentore che un ciclo stesse fuggendo via mi ha colto improvviso, inatteso. Il ciclo delle nostre battaglie comuni, nelle quali Tremaglia mi ha accompagnato per mano, come un padre. E in questo momento di tristezza immensa mi consola immaginarlo in questa veste, a lui così congeniale, accanto all'amatissimo Marzio, il figlio volato via prematuramente. Il dolore atroce che più ha segnato la sua tempra di indomito combattente.

Combattente lo è sempre stato. Di più, un leone dalla voce roboante come il secolo di cui ha vissuto tutti i tormenti e le grandi passioni. Di passione era fatto, Mirko Tremaglia, forgiato nel Ventennio e pronto a difendere la Patria oltre ogni calcolo personale, oltre ogni sentimento di paura. Quello stesso spirito indomito che lo portò, liceale, a cercare il riscatto di una resa vigliacca, assieme a tanti altri coetanei, nella Repubblica Sociale. Cantavano per farsi coraggio, cercavano “la bella morte”, e sacrificavano gli anni migliori per la difesa di un Ideale, dei valori nei quali – giusti o sbagliati che fossero – credevano con tutto il loro cuore trepidante. E toccò proprio a lui, uomo della Repubblica di Mussolini, cinquant'anni dopo, cambiare per due volte la Costituzione e diventare ministro.

Tenace, forte, instancabile, coraggioso, coerente: questo era Mirko, il mio maestro. Ha dedicato tutta la sua vita alla politica intesa come servizio per l'Italia e per gli italiani, ovunque essi fossero: nella sua Bergamo o in ogni altra parte dello Stivale o in qualsiasi altra parte del mondo. Un uomo di parte, dei grandi ideali e delle grandi azioni. L'ho conosciuto tanti anni fa. Io ero una giovane intraprendente che si affacciava per la prima volta al mondo della politica. Lo ricordo in piazza Vittorio Veneto accanto a Giorgio Almirante tuonare con impeto e passione.

Poi mi fu presentato e tante furono le chiacchierate che me lo fecero apprezzare anche dal punto di vista umano. Riuscivo man mano a smussare gli angoli più spigolosi e burberi del suo modo d'essere al punto che iniziò, attraverso i suoi racconti e aneddoti, ad insegnarmi cosa significasse l'impegno politico. Erano pezzi di storia vissuta in prima persona, di cui era stato spesso protagonista. Ricordo un viaggio in Eritrea, in cui c'eravamo fermati a pregare sulla tomba dei caduti italiani, fra i quali suo padre. Ricordo l'amore che trapelava in ogni momento per i suoi concittadini, per i quali ha fatto tante cose, piccole e grandi.

Ricordo l'affetto per i suoi amici di sempre, e il grande amore per la sua famiglia: la sua adorata sposa Ita e i suoi nipoti Andrea e Arrigo junior, figli di Marzio e Lori. Ho visto la luce dei suoi occhi accecati dalle lacrime spegnersi nel momento del dolore intollerabile, quello della morte di Marzio. Aveva sempre tempo per ascoltarmi e darmi preziosi consigli. Mi mancheranno gli incontri al sabato e soprattutto la domenica di buon mattino. Da ultimo, la politica, questa politica, lo convinceva sempre di meno, si trovava a disagio e soffriva per le giravolte sempre più frequenti di un Palazzo che gli sembrava tradire l'idea che aveva sempre nutrito di un'Italia orgogliosa, generosa, all'altezza del suo ruolo nel Mediterraneo e nel mondo.

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