Stipendi dei politici, è polemica
I bergamaschi: «sì» ai tagli

Sedicimila euro (lordi) al mese, escluse spese di segreteria e rappresentanza. A tanto ammontano gli emolumenti dei parlamentari italiani che, in base appunto a uno studio, sarebbero i più pagati d'Europa. I bergamaschi: sì ai tagli, no alla demagogia.

Sedicimila euro (lordi) al mese, escluse spese di segreteria e di rappresentanza. A tanto ammontano gli emolumenti dei parlamentari italiani che, in base appunto a uno studio, sarebbero i più pagati d'Europa. Seguono francesi (13.500) e tedeschi (12.600). Subito dopo la diffusione lo stesso Giovannini, presidente della commissione incaricata, frena: «Abbiamo avuto tante difficoltà, i dati raccolti sono insufficienti per un confronto in sede europea». Precisazione che tuttavia non basta a fermare le polemiche. Schifani: i dati non sono mai stati consegnati. L'ufficio stampa della Camera precisa che «l'indennità parlamentare netta è di 5.000 euro, inferiore alla media europea».

I parlamentari bergamaschi interpellati per lo più concordano: «Sì ai tagli ma basta antipolitica».

Per il deputato del Pdl Giorgio Jannone «è farsesco contestarli. È evidente che sia necessario un ridimensionamento, subito». Pur nella consapevolezza che «non sarà mai sufficiente, in questo momento, in cui il vento dell'opinione pubblica continua a soffiare negativamente contro la Casta. Non è facile affrontare la questione di un'equa determinazione dei compensi dei parlamentari».

Giacomo Stucchi: «Per noi della Lega l'introito netto è già metà di quello degli altri, perché 3.600 euro vanno direttamente al gruppo che li gestisce per gli eventuali collaboratori. Noi deputati leghisti siamo già la dimostrazione che si può lavorare e vivere bene, nonché ottenere qualcosa di positivo, pur con la metà della paga diretta. Quindi nessuna contrarietà alla riduzione delle indennità, come peraltro abbiamo già proposto e votato. Riducendo del 20% le indennità, inoltre, si otterrebbe immediatamente lo stesso taglio dei vitalizi, con un risparmio di 40 milioni di euro all'anno».

Antonio Misiani: «In una fase di duri sacrifici richiesti ai cittadini chi è eletto nelle istituzioni deve essere in prima fila nel dare l'esempio: i privilegi vanno eliminati a tutti i livelli e l'obiettivo di allineare il trattamento economico dei deputati e dei senatori italiani al livello del resto d'Europa va esattamente in questa direzione. Ma va perseguito evitando di inseguire l'antipolitica, basandosi sui dati reali e ricordando che non si parte da zero. Negli anni più recenti indennità e rimborsi sono stati ridotti e i vitalizi sono stati eliminati, con il passaggio al contributivo per tutti. I numeri della Commissione Giovannini hanno il merito di riportare tutti alla realtà, fornendo - pur con tutte le cautele evidenziate nella relazione - elementi utili per decidere in modo serio, rigoroso e razionale».

Giovanni Sanga: «È in corso una valutazione per parametrare le indennità e il complesso dei compensi riconosciuti ai parlamentari in modo congruo col resto d'Europa. Mi auguro che si arrivi al più presto a delle conclusioni, per chiudere una questione in discussione da troppo tempo».

Savino Pezzotta: «A parte che gli stipendi dei parlamentari italiani non sono superiori a quelli degli altri, abbiamo messo in piedi apposta una Commissione per riportare gli stipendi ai parametri europei: quello che farà a me andrà bene. Più di questo cosa si deve fare? Nessuno, dice, per esempio, che nei mesi scorsi ci sono già stati dei tagli. Il problema dei costi della politica non sta certo solo negli stipendi dei parlamentari».

Gabriele Cimadoro: «Lo scandalo italiano non sono gli stipendi dei parlamentari, semmai il loro numero che va ridotto del 50%, come l'Italia dei valori ha chiesto con almeno 7-8 proposte di legge». Per Cimadoro «è corretto quanto percepiamo. Io, ad esempio, devo pagare i viaggi da Bergamo a Roma, duemila euro al mese per la casa nella Capitale, altrettanti per il mio assistente e 1.500 euro di contributo al partito. Fatti i conti, il nostro stipendio netto è un terzo e anche un quinto di quanto prendono alcuni segretari comunali o funzionari statali e delle municipalizzate, che arrivano anche a 700-800 mila euro all'anno».

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