Leucemie, donare il cordone ombelicale può salvare una vita

Un’iniziativa di solidarietà che nasce quando nasce un bambino, destinata a salvare la vita di un altro bambino. Si può riassumere così lo spirito del progetto di raccolta delle cellule staminali prelevate dal cordone ombelicale che agli Ospedali Riuniti diventerà operativo tra fine estate e inizio autunno. Oggi la cura di numerose patologie tumorali (prima fra tutte le leucemie) e di alcune malattie genetiche è affidata al trapianto di midollo osseo, il cui successo dipende in larga misura dalla compatibilità tra donatore e ricevente. Sfortunatamente, però, meno della metà dei pazienti può disporre di un donatore con un sistema di compatibilità di tessuti (HLA) identico. Da qui la costituzione in tutto il mondo di registri di donatori di midollo osseo tipizzati per il sistema HLA.

Ma un aiuto importante in questa direzione può venire dalla donazione del cordone ombelicale alla nascita di un neonato. Il sangue che resta nella placenta al termine del parto, generalmente gettato via con la placenta stessa, contiene infatti una gran quantità di cellule staminali emopoietiche (in grado cioè di generare le cellule del sangue), considerate oggi la nuova frontiera per la cura di molte malattie, in particolare la leucemia. Queste cellule possono essere prelevate con una semplice puntura del cordone ombelicale senza rischi né per la mamma né per il nuovo nato, poco dopo la nascita del bimbo e poco prima dell’espulsione della placenta, quando il cordone è già stato reciso. Il sangue placentare viene poi conservato in speciali contenitori a 190° sotto zero in un’apposita «banca», la «Milano cord blood bank» allestita nel ’93 al Centro trasfusionale e di Immunologia dei trapianti dell’Ospedale Maggiore di Milano. Qui, dopo tutti i controlli e le registrazioni del caso, viene conservato nella speranza di poter poi aiutare un bimbo leucemico. L’unico suo limite è infatti quello di non poter essere utilizzato su soggetti di oltre 50 chili di peso. I vantaggi pratici sono evidenti e numerosi: l’assenza di rischi legati a procedure invasive, la pronta disponibilità alla richiesta, minor rischio di malattie infettive, minori restrizioni nel grado di compatibilità tra donatore e ricevente.

Oltre alla piena disponibilità delle ostetriche del reparto di Ginecologia e Ostetricia, diretto da Luigi Frigerio (1520 parti al 31 maggio scorso), alla collaborazione di tutto il Dipartimento Materno infantile, diretto da Angelo Colombo, e all’organizzazione di Mariangelo Cossolini, coordinatore dell’attività di trapianto, l’avvio del progetto è stato reso possibile da una donazione di 5.000 euro consegnata al direttore generale dell’ospedale, Stefano Rossattini, da Paola Troiani, già pediatra dei «Riuniti», promotrice dell’iniziativa insieme ad Elisabetta Perolari. I ringraziamenti sono stati rivolti all’associazione Amici del Cuore di Torre Boldone, all’Immobiliare della Fiera, a Roxteam Borgo Viaggi, ai negozi Petronio, Pagano, fiorista Ravasio, cartoleria di via Masone, gioielleria Leila Bali, pasticceria S. Francesco, dott.ssa Mazzucotelli, Anna Valli, Mariagrazia Pagano, Carlo Bianchi, Daniela Mazzario, Giacomo Manenti e Ida Moretti del Kokos Bar, Laura Sala e Piera Donati. La donazione è stata possibile grazie alla Fondazione Lions Club Bergamo Distretto 108IB2 onlus, rappresentata dal presidente Paolo Eliseo Miglioli e dal tesoriere Franco Magni. Il progetto sarà supportato dagli stessi «Riuniti» (con 10 mila euro) e dalla Regione Lombardia.

(25/06/2004)

© RIPRODUZIONE RISERVATA