Poste, beffati cento ex dipendenti:
senza stipendio e senza pensione

Avevano preso un incentivo per lasciare in anticipo il lavoro, in attesa della pensione. In provincia di Bergamo sono circa un centinaio gli ex dipendenti delle Poste che ora rischiano di restare senza pensione e senza lavoro a causa del nuovo sistema varato da Monti.

In provincia di Bergamo sono circa un centinaio gli ex dipendenti delle Poste che rischiano di restare senza pensione e senza lavoro a causa del nuovo sistema pensionistico varato dalla riforma del governo Monti.

È questa la preoccupazione della Slp Cisl che, insieme ai colleghi della Cgil ha organizzato per lunedì prossimo, alle 16, nella sede Cisl di via Carnovali, un incontro con tutti gli ex lavoratori di Poste che in questi ultimi anni hanno volontariamente deciso di lasciare l'azienda utilizzando l'ormai famoso meccanismo dell'esodo incentivato, cioè un percorso di accompagnamento alla pensione che avrebbe dovuto permettere loro di arrivare alla data utile per il vero pensionamento.

Fase, quest'ultima, che per la maggior parte dei casi in questione, sarebbe dovuta arrivare solo negli anni successivi, in un periodo compreso tra il 2012 e il 2015. Con le nuove regole  le attese si sono allungate, e ora si corre il rischio che il «tesoretto» pagato da Poste Italiane per sfoltire gli organici non sia più sufficiente.

Senza contare che le più penalizzate, ancora una volta, risultano essere le donne. Donne che con la vecchia normativa contavano di andare in pensione intorno ai 60/61 anni, mentre oggi devono attendere anche altri 4, 5, 6 o addirittura 7 anni.

«La manovra “Salva Italia” ha messo in crisi la certezza di una pensione ravvicinata – spiega Gabriella Tancredi, segretario generale di Slp Cisl -  e ha generato in molti una forte preoccupazione. Questo perché sostanzialmente  la manovra ha spostato avanti nel tempo il momento per l'accesso alla pensione, lasciando molti per un tempo piuttosto lungo  senza retribuzione e senza pensione. Sono molti i lavoratori coinvolti in Italia, nella nostra provincia si calcola all'incirca un centinaio o poco meno. E proprio a questi lavoratori è rivolta l'iniziativa di lunedì 16. Sarà l'occasione per  valutare quali iniziative intraprendere perché anche il problema degli “esodati“ di Poste Italiane diventi oggetto di interesse della politica bergamasca e possa essere risolto con un intervento del Parlamento».

Intanto le organizzazioni sindacali a livello nazionale si sono già attivate con la dirigenza di Poste Italiane perché anche questa si faccia carico nella maniera dovuta del problema e trovi una soluzione adeguata per tutti i lavoratori coinvolti.

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