La Caritas rinnova il fondo:
700 mila euro ai disoccupati

La metà dei lavoratori colpiti dalla crisi economica nel 2008 si trova ancora in difficoltà dopo tre anni. È quanto emerge da una ricerca condotta dalla Caritas diocesana all'interno del Fondo famiglia lavoro avviato a livello provinciale dalla diocesi.

La metà dei lavoratori colpiti dalla crisi economica nel 2008 si trova ancora in difficoltà dopo tre anni. È quanto emerge da una ricerca condotta dalla Caritas diocesana bergamasca all'interno del Fondo famiglia lavoro avviato a livello provinciale dalla diocesi, con la Fondazione Mia e Ubi Banca popolare di Bergamo.

Alla luce di questi dati, la Caritas diocesana bergamasca, ha deciso di prolungare il Fondo famiglia lavoro ancora per un anno, destinando ai lavoratori in difficoltà alcune donazioni di benefattori, banche e comunità cristiane giunte all'ente caritativo orobico fino a un massimo di 700 mila euro.

Fino a oggi sono già stati erogati aiuti per un totale di un milione e 387 mila euro senza contare le erogazioni dei 57 centri di ascolto parrocchiali e le spese minime di gestione dell'intero progetto (intorno ai 120 mila euro). I fondi sono stati utilizzati per dare buoni alimentari e spesa, forme di microcredito (anche grazie al Prestito della speranza indetto dalla Cei), sostenere nel pagamento dell'affitto o del mutuo ma anche tentativi di reinserimento lavorativo siglando accordi per sgravi fiscali ad aziende pronte ad assumere i disoccupati grazie al sostegno della Fondazione della comunità bergamasca onlus.

«A chiedere aiuto sono stati sia italiani sia stranieri anche se in percentuali differenti – spiega Livia Brembilla, responsabile dell'Ufficio statitistiche della Caritas –: le più colpite sono le famiglie straniere a cui sono stati destinati il 78% circa degli aiuti. Va detto che si tratta di famiglie che hanno in alcuni casi già la cittadinanza italiana o sono in possesso della carta di soggiorno. Sono in Italia da tanti anni, avevano un progetto famigliare qui e la crisi li ha colpiti per primi non avendo una rete famigliare di supporto. Il 52% dei richiedenti proviene principalmente da sei aree tra cui le più colpite sono quelle di Spirano-Verdello, della Val Cavallina e di Dalmine-Stezzano».

Il 48% delle persone che hanno richiesto il Fondo famiglia lavoro hanno terminato gli ammortizzatori sociali e si trova ancora senza lavoro, il 19% ha ancora qualche mese di sussidio, il 16% si trova in cassa integrazione.

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