Arpa: cloroformio in tre pozzi
Sono ad Arcene e a Treviglio

«Non conformi». Così l'Arpa ha giudicato due pozzi pubblici di Treviglio e uno di Arcene. Va subito chiarito, come sottolinea l'Arpa, che la loro presenza «non inficia in alcun modo le caratteristiche di potabilità»

«Non conformi». Così l'Arpa di Bergamo ha giudicato due pozzi pubblici di Treviglio, gestiti da Cogeide in via Trento e in via Terni. E uno di Arcene gestito dalla Bas in via Carsaniche. Il giudizio dell'Arpa si basa sulle analisi dei campionamenti dell'acqua di ottobre che hanno rivelato la presenza nella falda acquifera nel territorio fra Verdellino e Treviglio di concentrazioni superiori ai limiti di legge, oltre al cromo esavalente, anche di nichel e cloroformio. La documentazione è stata inviata ai Comuni e ha evidenziato un nuovo fatto: su 47 pozzi e piezometri esaminati risulta che 40 non sono conformi ai limiti fissati dal decreto legislativo del 2006 per l'inquinamento ambientale. Oltre a pozzi di aziende agricole o di industrie ci sono, ed è questa la novità, i tre pozzi pubblici di Treviglio e di Arcene.

Il giudizio di «non conformità» sui tre pozzi è dovuto al rilevamento nell'acqua di sostanze inquinanti superiori ai limiti di legge. Va subito chiarito, come sottolinea anche l'Arpa, che la loro presenza «non inficia in alcun modo le caratteristiche di potabilità dell'acqua». Nei pozzi pubblici Cogeide di Treviglio in via Trento e via Terni la concentrazione di cloroformio è superiore a quella trovata nel pozzo Bas di Arcene: nel primo è pari a 0,26. Nel secondo sale a 2,20. Per l'Arpa il giudizio di non conformità sui tre pozzi pubblici deve essere un monito per il futuro. Le sostanze inquinanti, come il cromo esavalente, che sono nella falda superficiale dove pescano solo pozzi agricoli o industriali prima o poi scenderanno ai livelli più profondi dove pescano i pozzi pubblici. Sul cromo esavalente l'Arpa scrive che la sua concentrazione nella falda acquifera sta calando, ma va monitorata «poiché sussistono possibilità di infiltrazioni dell'inquinante verso intervalli acquiferi più profondi».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 16 gennaio

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