Lega, direttivo a porte chiuse
Maroni invitato a Bergamo

Ci sarà pure la tregua, ma è armata. Se Umberto Bossi e Roberto Maroni hanno rammendato lo strappo - dopo il diktat del Senatùr che vietava all'ex ministro dell'Interno incontri pubblici -, la base della Lega scalda i muscoli, soprattutto a Bergamo.

Ci sarà pure la tregua, ma è armata. Se Umberto Bossi e Roberto Maroni hanno rammendato lo strappo - dopo il diktat del Senatùr che vietava all'ex ministro dell'Interno incontri pubblici -, la base della Lega scalda i muscoli, soprattutto a Bergamo. Non solo dimostrando tutta la sua solidarietà al «Bobo imbavagliato», invitandolo al più presto, compatibilmente con la sua agenda, a tenere un comizio qui sul territorio. Ma anche invocando in tempi rapidi i congressi. «È ora», dicono in tanti nel quartier generale cittadino. Un clima da resa dei conti, infatti, si respirava lunedì  sera nei prodromi del direttivo provinciale, convocato d'urgenza dal segretario locale Cristian Invernizzi, proprio per fare il punto dopo lo scontro tra i due titani lumbard.
Nel fortino di via Berlese - che è ancora lì, nonostante qualcuno lo desse in vendita - la riunione è blindatissima (e va avanti fin oltre mezzanotte).

Qualche sindaco è pure favorevole alla presenza della stampa, ma l'ultima parola spetta a Invernizzi che precisa: «L'incontro è aperto solo ai militanti». E la giornalista è gentilmente accompagnati alla porta. Nella stanza dei bottoni si riconoscono, tra gli altri, gli assessori provinciali Silvia Lanzani e Alessandro Cottini, i primi cittadini di Treviolo Gianfranco Masper, di Chiuduno Stefano Locatelli, di Dalmine Claudia Terzi, di Stezzano Elena Poma, di Azzano Simona Pergreffi; il coordinatore federale dei Giovani padani Lucio Brignoli; il capogruppo della Lega in Provincia Alberto Piccioli Cappelli quello di Palafrizzoni Alberto Ribolla. Lo stato maggiore della Lega - in testa l'onorevole Giacomo Stucchi e il presidente della Provincia Ettore Pirovano - siedono ai tavoli centrali posti a ferro di cavallo. Il consigliere regionale Giosuè Frosio, Daniele Belotti arriverà poi. Non arriverà, invece, il deputato Carolina Lussana, decisamente in minoranza in Bergamasca.

Davanti la platea dei referenti di Circoscrizione (sono otto), molti dirigenti e tesserati. «All'ordine del giorno – ribadisce Invernizzi – c'è la proposta arrivata dal 90% dei nostri sindaci, ovvero invitare Maroni in uno dei nostri Comuni». Quando e in che contesto, «lo deciderà l'agenda dell'ex ministro». Quello che è certo è che il Carroccio bergamasco si schiera compatto dalla parte di quel Maroni acclamato a Pontida, rompendo, ancora una volta, col Cerchio magico - i fedelissimi di Bossi - che qui tutti sbeffeggiano come «circo magico». Nonché «filtro magico», reo di un pressing su Bossi (capo comunque indiscusso ma che si vorrebbe meno influenzabile) che fa passare posizioni indigeste alla base leghista (vedi il voto filoberlusconiano salva-Cosentino in Parlamento).

Non a caso, anche la trasmissione Rai «Porta a Porta» ha girato un servizio (in onda nelle prossime puntate) a Ponteranica, tra una quarantina di militanti della sezione guidata dal sindaco Cristiano Aldegani, prendendo il paese della Bergamasca come simbolo della «Lega maroniana che resiste e vuole tornare alle origini». Ma per tornare alle origini, in molti invocano anche un cambiamento di rotta e un rinnovo della classe dirigente nazionale. «È il momento per fare un po' di maretta, siamo carichi, non si può andare avanti così. È l'ora dei congressi», si sfogano alcuni amministratori. Ma nell'ordine del giorno ufficiale l'argomento è tabù. «Non si parla di congressi stasera», è categorico Invernizzi. Il prossimo appuntamento è per domenica a Milano, per la manifestazione contro il governo Monti. I 1.500 militanti bergamaschi si stanno organizzando.

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