Bergamo celebra Sant'Antonio abate
Tra i fedeli si prega per trovare lavoro

La civiltà contadina è scomparsa, eppure anche quest'anno migliaia di persone sono confluite nella chiesa-cappella vescovile dei Santi Maria e Marco in via Locatelli per la festa di Sant'Antonio abate.

La civiltà contadina è scomparsa, eppure anche quest'anno migliaia di persone sono confluite nella chiesa-cappella vescovile dei Santi Maria e Marco in via Locatelli per la festa di Sant'Antonio abate, provenienti dalla città, dai paesi e anche dalla Brianza.

La festa del santo eremita del deserto, vissuto in Egitto tra il 250 e il 356, continua a coniugare l'antico con il moderno. Ieri Sant'Antonio abate era invocato come protettore dei lavori dei campi, degli animali domestici e contro le malattie, soprattutto quella popolarmente nota come «fuoco di Sant'Antonio». Oggi, il santo viene ancora invocato contro le malattie, ma anche indicato come esempio di vita cristiana e soprattutto invocato per bisogni che sono lo specchio della società, per esempio trovare un nuovo posto di lavoro. È il caso di un trentanovenne di un paese dell'hinterland, rimasto disoccupato.

La moglie lavora e lui fa il casalingo, accudendo la casa e portando all'asilo e a scuola i due figli. «Da molti anni ero occupato come autista in una media azienda di trasporti — racconta —. Ogni anno venivo qui alla festa di Sant'Antonio a far benedire il furgone e anche me stesso, per invocare sicurezza su di me, che ogni giorno facevo consegne in tutta Italia». Da quasi un anno, a causa della crisi del settore, è senza lavoro. «Con forte nostalgia, quest'anno sono senza furgone, ma sono puntuale alla festa. E quest'anno, per la prima volta nella mia vita, invoco Sant'Antonio perché mi faccia trovare presto un lavoro».

Per tutta la giornata, benedizione dei veicoli. Nell'area del tribunale e sul Sentierone spiccano tante bancarelle con diversi merci, fra cui i famosi «biligòcc», cioè le castagne affumicate che caratterizzato la festa del santo eremita del deserto.

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