Yara, nessun grave indizio su Fikri
Il giovane è tornato in Marocco

«Se gli elementi raccolti dal giudice avevano indotto a ritenere l'assenza di gravi indizi a carico del fermato, il fermo non poteva essere convalidato». Lo scrive l'ordinanza con cui la Cassazione ha accolto il ricorso dei legali di Fikri.

«Se gli elementi raccolti dal giudice avevano indotto a ritenere l'assenza di gravi indizi a carico del fermato, il fermo non poteva essere convalidato». E' quanto si legge nell'ordinanza con cui la Cassazione ha accolto il ricorso dei legali di Mohammed Fikri, il giovane marocchino coinvolto suo malgrado nelle indagini sulla scomparsa e la morte di Yara Gambirasio, fermato a bordo di una nave il 4 dicembre 2010 a seguito di un'intercettazione controversa e poi rilasciato.

Se è vero che i carabinieri fecero bene, con gli elementi di cui erano venuti in possesso, a bloccare la motonave «Berkane» diretta a Tangeri e fermare il giovane marocchino – scrive in sostanza la Corte Suprema – una volta chiarita la sua posizione il provvedimento di fermo non avrebbe dovuto essere convalidato. La decisione è stata presa a settembre, oggi se ne conoscono con precisione le motivazioni.

Il gip Vincenza Maccora, che scarcerò il marocchino su richiesta dello stesso pm Letizia Ruggeri per mancanza di gravi indizi di colpevolezza, convalidò comunque il fermo, ritenendo che fosse giustificato al momento della sua esecuzione. Secondo la Cassazione, invece, la valutazione sulla convalida avrebbe dovuto tener conto delle modifiche del quadro indiziario intervenute nelle ore successive al fermo, che hanno fatto franare i presunti gravi indizi. La Corte per questo ha accolto il ricorso dei legali di Fikri, Roberta Barbieri e Giovanni Fedeli. A far scattare le manette fu l'ormai famosa frase intercettata al telefono: «Allah perdonami, non l'ho uccisa io», poi ritradotta da altri 4 interpreti «Allah, ti prego, fa che risponda». Frase che – si chiarì – fu pronunciata da Fikri dopo aver composto il numero di un suo conoscente, mentre pregava perché questi rispondesse: l'uomo, infatti, gli doveva 2 mila euro, che Mohammed gli aveva prestato per pagare le spese del suo matrimonio.

Nel frattempo Fikri è tornato per qualche tempo in Marocco. «Lo fa sempre in questo periodo – conferma il suo datore di lavoro, il piastrellista padovano Roberto Benozzo – per andare a trovare i genitori. Ha preso l'aspettativa». Il giovane, fra l'altro, è ancora alle prese con la pratica per il rinnovo del permesso di soggiorno, scaduto il primo dicembre.

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