Clusone, Caffi giù dal Carroccio
«Ormai c'è troppa ipocrisia»

Un clima di tensione che non accenna a raffreddarsi, quello creatosi nella Lega di Clusone: Carlo Caffi ha comunicato la sua decisione di rinunciare alla qualifica di socio ordinario militante nella sezione del Carroccio. I passi indietro di Caffi diventano così due in pochi giorni.

Un clima di tensione che non accenna a raffreddarsi, quello creatosi nella Lega di Clusone: a soli due giorni dalla messa a protocollo ufficiale delle sue dimissioni dalla carica di assessore al Governo del territorio e Risparmio energetico, Carlo Caffi comunica la sua decisione di rinunciare alla qualifica di socio ordinario militante nella sezione del Carroccio.

I passi indietro di Caffi diventano così due in pochi giorni, e non senza amarezza. A spingere l'ex assessore a ritirarsi dal movimento sarebbero state le parole del segretario provinciale Cristian Invernizzi che aveva affermato di non avere «voglia di perdere altro tempo su Caffi», derubricando la faccenda a un «normale avvicendamento di un assessore».

Frasi che non sono piaciute al diretto interessato, in una vicenda che ormai da mesi mina gli equilibri dell'amministrazione clusonese: «Conosciamo bene, tutti quanti, quali siano i motivi alla base del ricatto politico-amministrativo al quale è stato sottoposto il sindaco Olini - ha scritto Carlo Caffi nella comunicazione inviata martedì al segretario della sezione baradella Elisabetta Mangili -. Parlare di "normale avvicendamento" risulta ipocrita e inaccettabile. Per evitare a tale soggetto e ai suoi sodali disturbi futuri, ti comunico la mia immediata rinuncia alla qualifica di socio ordinario militante, ottenuta nel 1995 e, ritengo, sempre onorata con impegno».

E mentre il sindaco Paolo Olini comunica che vedrà Caffi, nessun commento arriva dal segretario Mangili: «Tutto ciò che c'è da sapere è scritto nel comunicato di Caffi», dice. Il «ricatto politico» a cui fa riferimento Caffi è quello operato dagli esponenti di maggioranza del Pdl che a dicembre avevano iniziato a premere affinché facesse un passo indietro o rimettesse le sue deleghe nelle mani di Olini. E se la sua volontà di farsi da parte era già stata manifestata ai primi di gennaio in una lettera a Olini, le dimissioni sono state messe a protocollo soltanto lo scorso sabato.

La scelta di ritirarsi anche dal movimento è stato quindi solo l'ultimo passo di una vicenda che ha evidenziato - come lui stesso aveva dichiarato nei giorni scorsi - «un assordante silenzio nei miei confronti da parte della Lega». 

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