Yara, Belotti: tanti sì contro il pm
L'Anm: «Iniziativa fuori luogo»

È tutt'altro che sopito il dibattito sulla petizione con cui il consigliere regionale Daniele Belotti (Lega) si è fatto promotore per invocare la sostituzione del pm Letizia Ruggeri nell'indagine sull'omicidio di Yara.

È tutt'altro che sopito il dibattito sulla petizione con cui il consigliere regionale Daniele Belotti (Lega) si è fatto promotore per invocare la sostituzione (o l'affiancamento con «magistrato di provata esperienza») del pm Letizia Ruggeri nell'indagine sull'omicidio di Yara Gambirasio.

Belotti ha diffuso la sua petizione agli amministratori locali bergamaschi e ai rappresentanti eletti dai cittadini (sindaci, consiglieri comunali, parlamentari) chiedendo un'adesione: «Troppi gravi errori sono stati commessi da chi coordina questa inchiesta», sostiene l'esponente del Carroccio, che punta il dito proprio contro la «mancanza di coordinamento tra le forze dell'ordine», in quella che definisce «la più grande indagine investigativa, per uomini e risorse, dai tempi del terrorismo e dei sequestri di persona», accusando il pm anche di «basso profilo tecnico e morale» per aver negato all'avvocato della famiglia Gambirasio, Enrico Pelillo, e al consulente Giorgio Portera, l'accesso ad alcuni atti d'indagine, che erano stati richiesti in visione dalla parte offesa.

«Diverse adesioni mi stanno arrivando - afferma Belotti - in particolare da parte di sindaci, ma anche di esponenti politici che condividono la mia posizione, ma preferiscono non esporsi. Quante? Lo dirò alla fine e valuterò con i diretti interessati se divulgare i nomi dei firmatari o assumermi interamente la paternità del documento».

Giovedì anche l'Associazione Nazionale Magistrati di Bergamo (Anm) ha preso posizione. «Non ritengo di esprimere, sia per la delicatezza del caso, sia perché contrario al codice deontologico, opinioni sull'indagine e sulle modalità di svolgimento - ha dichiarato Ilaria Sanesi, presidente di Anm Bergamo a nome dei magistrati bergamaschi - oltretutto si tratterebbe di commenti basati su mere indiscrezioni giornalistiche, trattandosi di un procedimento ancora in fase di indagini preliminari e i cui atti sono coperti da segreto istruttorio. Ritengo però doveroso – aggiunge – stigmatizzare l'iniziativa, che si pone in contrasto con le regole fondamentali dell'ordinamento e che rischia di risolversi in un indebito condizionamento dell'operato degli inquirenti».

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