Marinella, allergica a tutto
Il Comune non paga più l'affitto

Marinella Oberti, affetta da una patologia che la rende allergica a tutto, non ha più una casa. Il Comune avrebbe deciso di non pagarle più l'affitto nel B&B dove vive. Il titolare: «Un problema pubblico è ora affidato a un privato».

Marinella Oberti non ha più una casa dove vivere. O almeno: il Comune di Bergamo avrebbe deciso di non pagarle più l'affitto nel B&B dove la donna vive da parecchio tempo, Villa Luna, a Bergamo alta (in mezzo al parco dei colli nei pressi di via Castagneta).

La donna, 53 anni, è affetta da una gravissima patologia che la rende allergica praticamente a tutto e ogni giorno rischia la vita. «Non può neanche dare la mano ad una persona - racconta Donatello Domenici, titolare del b&b -. Si presentò un anno fa con il marito e dopo avere ispezionato con cura l'appartamentino che si apre sul parco, ci chiese se potevamo ospitarla. Il Comune di Bergamo si sarebbe occupato del pagamento dell'affitto e la signora, finalmente, sarebbe riuscita a condurre una vita “quasi” normale».

«Acconsentimmo non senza dubbi - continua Domenici - convivere con una malattia del genere significa non poter fare una grigliata per il fumo...) ma dovreste conoscere Marinella: impossibile dire di no. Il Comune di Bergamo ha pagato fino a ottobre del 2011 poi non ha pagato più. Gli uffici della tesoreria del Comune non sapevano nulla per cui siamo stati mesi al telefono con dipendenti gentilissime e, conoscendo i tempi di pagamento del Comune stesso abbiamo aspettato. Insospettito - continua Domenici - chiamo a dicembre l'assessorato competente e la segretaria mi dice che stanno cercando di suddividere la spesa con altri enti. A gennaio mi dicono che il Comune se ne lava le mani: non pagano più, possiamo fare della signora Oberti quello che vogliamo, anche cacciarla via. Loro hanno fatto il possibile, basta. Un problema pubblico diventa un problema affidato al privato. Trattandosi di una malattia la competenza é delle Asl e non dei Servizi Sociali, ma l'Asl non vuole e quindi la competenza é....mia. Non lascerò che la signora Oberti muoia per strada, ma non potevo non far conoscere ai bergamaschi questa storia».

Una storia che ha il nome di una patologia, ora riconosciuta dal Consiglio di Stato come tale: è la Mcs, sensibilità chimica multipla, una malattia rarissima e sulla quale il dibattito scientifico è ancora aperto. Si manifesta con una generale, progressiva intolleranza a qualsiasi sostanza chimica. Il che significa, nel nostro mondo, un'intolleranza alla vita di tutti i giorni: detersivi, smog, tessuti sintetici, profumi. Non è stato facile convincersi di avere una patologia così invalidante. Ma ancor meno facile è stato convincere la sanità italiana. Le vicende giudiziarie avviate in questi sei anni da Marinella non potrebbero essere contenute in un libro. Qui basta ricordare che nell'aprile dell'anno scorso la Corte d'appello di Brescia, esaminando la corposa documentazione medica, le ha riconosciuto la malattia, mentre a dicembre dello stesso anno il presidente della Repubblica, accogliendo un ricorso straordinario, le ha riconosciuto il diritto di curarsi all'estero perché per questa malattia in Italia non esistono terapie. Il braccio di ferro con le istituzioni però non è finito: l'ultima contesa è con l'Asl, che, prendendo atto finalmente della sentenza della Corte d'appello di Brescia, ha accertato l'invalidità con una diagnosi che però pone l'accento sui disturbi psicologici causati dalla sensibilità chimica. Di nuovo battaglia, quindi. Di nuovo avvocati, carte bollate, raccomandate.

Nel frattempo per Marinella c'è però il problema della casa. L'appartamento di Villa Luna infatti è solo una soluzione transitoria, anche se dura ormai da un anno. I coniugi Canaku abitavano a Boccaleone, ma la vita di condominio era diventata impossibile e in più pendeva uno sfratto esecutivo. Castagneta è stato un approdo d'emergenza, raggiunto grazie alla disponibilità dei proprietari e a un contributo straordinario del Comune, prorogato già due volte. Ora la proroga la giunta non l'ha più autorizzata, e lo spiega lo stesso assessore ai Servizi Sociali Leonio Callioni: «La signora Oberti soffre di una patologia riconosciuta e questo implica l'intervento del sistema sanitario. Il Comune di Bergamo in questi mesi ha fatto di tuto per sostenere la donna: abbiamo fornito un contributo più che significativo per pagarle l'affitto e abbiamo scandagliato il territorio, anche grazie all'Aler e alle associazioni sul territorio oltre che alla Caritas, per trovarle una nuova abitazione in cui vivere. È da mesi ora che il Comune sta lanciando un appello agli enti del territorio, tra cui l'Asl ma anche la Prefettura, affinchè non sia solo a sostenere questa spesa che incide davvero troppo sulle casse del Comune, già in difficoltà a mantenere i servizi sociali basilari. Il problema della sognora Oberti non è solo un problema sociale e c'è davvero bisogno dell'intervento del territorio a sostegno».

Dal canto suo l'Asl è molto chiara nella sua posizione: «Il pagamento dell'affitto non è nostra competenza - spiega Mara Azzi, direttore generale dell'Asl -, sarebbe come chiedere al Comune di pagare i farmaci. L'Asl ha competenze sanitarie, non sociali».

Intanto la questione torna al pagamento dell'affitto e la palla passa di nuovo al titolare dei Villa Luna che si sente «solo - spiega -. Un problema pubblico diventa un problema affidato al privato». E poi c'è la signora Oberti, che tra incartamenti e riunioni, sembra una pedina da muovere. Le che lo ha sempre detto: «Sogno di avere una vita tranquilla e non travagliata come ora - ha spiegato tempo fa dal suo rifugio di Villa Luna - è impossibile pensare di continuare così, con moltissime preoccupazioni e con l'ansia del domani».

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