Affittopoli, l'inchiesta si allarga
Presto in arrivo nuovi indagati

Secondo gli inquirenti, era Rigoletto a gestire il traffico di richieste, ma è anche vero che c'era una commissione e dei capi a cui la dipendente doveva rendere conto. Hanno responsabilità? È quello che cercherà di capire il pm Giancarlo Mancusi nelle prossime settimane.

Sonia Rigoletto, la dipendente dell'Ufficio alloggi di Palafrizzoni ritenuta il fulcro dell'inchiesta su Affittopoli, era una semplice impiegata e non aveva potere di firma. Vuol dire che le pratiche per l'assegnazione della case comunali, secondo l'accusa da lei approntate, finivano sulle scrivanie di qualche suo superiore, che aveva quantomeno l'obbligo di controllare ciò che vidimava.

Questo è il ragionamento che da qualche settimana ha preso a circolare in Procura ed è il volano che potrebbe portare l'indagine ad allargarsi, fagocitando nuovi indagati. Vero, sostengono gli inquirenti, che era Rigoletto a gestire il traffico di richieste, ma è anche vero che c'era una commissione e dei capi a cui la sottoposta doveva rendere conto. Hanno responsabilità? Avevano interesse a che l'Ufficio alloggi fosse in pratica gestito da una semplice impiegata? Oppure si tratta di mero lassismo, desiderio di tenersi alla larga da un campo minato come quello delle assegnazioni, zeppo di casi disperati? È quello che cercherà di capire il pm Giancarlo Mancusi nelle prossime settimane.

Per il momento l'idea che abita in piazza Dante è quella del disinteresse da parte dei piani alti di Palafrizzoni. È grazie a questa sorta di menefreghismo, reputano attualmente gli investigatori, che Rigoletto – in quell'ufficio dai tempi dell'amministrazione Galizzi – avrebbe potuto anno dopo anno ritagliarsi fette sempre più ampie di potere. Ma l'impressione è che, nel caso si dovessero acquisire nuovi elementi, la visione degli inquirenti possa cambiare. È allora che il registro degli indagati potrebbe farsi più affollato.
Per ora sono in tre sotto inchiesta. Oltre a Sonia Rigoletto, risultano iscritti a modello 21 Gianluca Della Mea, che nel 2010 per qualche mese aveva diretto la divisione Politiche della casa e che ora è distaccato al Comune di Castelli Calepio (pur rimanendo alle dipendenze di Palafrizzoni), e Daniele Lussana, il commissario aggiunto della polizia locale dimessosi in aprile (due giorni dopo le perquisizioni in municipio e al comando di via Coghetti), che con la Rigoletto aveva una relazione sentimentale.

Nel mirino di chi indaga ci sono numerose assegnazioni in deroga degli alloggi comunali. Alcuni dei quali, grazie a questo meccanismo «arbitrario», sarebbero - per l'accusa - stati affittati a canoni agevolati a parenti, amici e amici degli amici. Uno degli appartamenti incriminati è quello in cui era finito Lussana, che prima di allora risultava vivere in un camper e che per un certo periodo si era addirittura occupato di controllare le procedure per le assegnazioni.

Erano i documenti, frutto a volte di fantasiose autocertificazioni o compilati seguendo il canovaccio che Rigoletto avrebbe commissionato a un'ignara assistente sociale, la chiave per poter accedere alle graduatorie: c'era chi si fingeva povero in canna, chi lamentava situazioni familiari disperate, o chi addirittura l'istanza non l'aveva manco presentata. Tanto nessuno controllava, è l'accusa. Così, pure i finti indigenti si ritrovavano con un tetto, spesso dopo aver superato in classifica famiglie che non potevano permettersi nemmeno l'equo canone. Ecco perché, se risulterà provato ciò che per ora resta solo una contestazione, è giusto parlare di danno sociale. I furbetti dell'appartamentino scippavano metri quadrati a gente che, senza l'aiuto del Comune, una casa poteva soltanto sognarsela.

Stefano Serpellini

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