I martiri delle Foibe
Il ricordo di Bergamo e Seriate

Grande partecipazione alla commemorazione in Rocca, a Bergamo, organizzata per celebrare la Giornata del Ricordo. A Seriate quest'anno il ricordo si è «consolidato» con la pubblicazione «Testimonianze di esuli».

Grande partecipazione alla commemorazione in Rocca, a Bergamo, organizzata per celebrare la Giornata del Ricordo. Presenti le principali cariche dell'amministrazione locale, con la deposizione di una corona d'alloro. Sentita e commovente anche la commemorazione di Seriate, insieme all'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – sezione provinciale di Bergamo. Messa, deposizione della corona dall'alloro al cippo dei Martiri delle Foibe e lettura di testimonianze di esuli hanno mantenuto viva una pagina di storia rimasta ignorata e spesso dimenticata.

«Le morti nelle foibe e l'esodo trovano voce grazie alla legge n. 92 del 30 marzo 2004, che istituisce il 10 febbraio il “Giorno del Ricordo” - ha detto il sindaco Silvana Santisi Saita -. Seriate accoglie gli esuli a braccia aperte dal 2001 e l'allora presidente dell'associazione, Vincenzo Barca, oggi presidente emerito, ha creato un rapporto di fratellanza basato su grande rispetto e affetto reciproco».

«Dopo l'intitolazione di una via ai martiri delle Foibe da parte del sindaco Marco Sisana, siamo stati coinvolti nella commemorazione provinciale del «Giorno del Ricordo». Era l'anno 2004 quando, appena eletta sindaco, Barca mi comunicò la decisione sua e dell'associazione di mantenere a Seriate la solenne manifestazione provinciale. Il che mi ha commossa e onorata», ha dichiarato il sindaco. In risposta il presidente dell'associazione, Maria Elena Depetroni ha ammesso: «Pensare al 10 febbraio per noi significa Seriate, dove ci sentiamo a casa».

Quest'anno il sodalizio si è consolidato con la pubblicazione «Testimonianze di esuli».  Presentata in sala consiliare e distribuita ai presenti, «raccoglie storie normali, ma dense di dolore e paura, come può essere un esodo: un viaggio senza ritorno – ha precisato Santa Carloni, vice-presidente Anvgd, invitando a «leggere con rispetto questi ricordi, perché parte della storia d'Italia, che è storia di tutti noi». Raccolta di dieci ricordi e testimonianze di esuli seriatesi e non solo, correlati di fotografie, certificati di congedo, documenti, poesie, la pubblicazione «rompe il silenzio che per troppo tempo si è avuto, a tutti i livelli, sulla tragedia delle Foibe e dei martiri custoditi nelle profondità dei loro anfratti – ha dichiarato il sindaco-. Persone di ogni ceto e di ogni età: uomini, donne, anziani e bambini furono eliminati senza pietà e pagarono a caro prezzo l'essere italiani! È un periodo della nostra storia segnato da gravi lutti e da tanta sofferenza. Le sconfitte non si esorcizzano con il silenzio, ma rivisitandole con mente serena e senza preconcetti. Voglio fortemente credere che non esistano più ragioni per rimuovere dai libri di storia gli avvenimenti di quel triste decennio. Ricordare, oggi, diventa un obbligo morale perché si possano aprire e studiare, con occhi nuovi, tutte quelle pagine di storia rimaste per tanto tempo così assurdamente chiuse. Chi ha reso testimonianza non sono i soli istriani, fiumani e dalmati residenti a Seriate. Ce ne sono altri, che hanno scelto di rimanere in silenzio».

Per la città di Seriate, ormai, il Giorno del Ricordo è una tradizione. Il libro è un altro segno del nostro affetto: un piccolo «scrigno di memorie e testimonianze». E la parola è passata ai ricordi. Federica Pagni, nipote dell'esule Santina Susnich, nata vicino Pola, ha intonato «ho solo due lacrime e il cuore in gola mia cara Pola io ti saluterò», le struggenti rime cantate dalla nonna. E il canto ha preso la piega del racconto di una storia familiare di chi «voleva fortemente continuare ad essere italiana», ma è stata costretta a imballare mobili e portar via il più possibile. Direzione: Venezia, raggiunta col piroscafo Toscana. Federica racconta la storia dei nonni esuli iniziando da: «Siamo partiti come tutti verso un luogo che non conoscevamo, verso una vita ignota, spinti solo da grande spirito di italianità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA