Viaggio incubo dei pendolari
In treno tra Bergamo e Ponte

Mancano pochi minuti alla partenza del treno che dalla stazione ferroviaria di Bergamo conduce a Ponte San Pietro. C'è tutto il tempo di obliterare il biglietto e recarsi sulla banchina. Il regionale per Lecco delle 19,08 partirà dal binario 1 Ovest. Lo si raggiunge percorrendo tutto il primo marciapiede fino a lasciarsi l'edificio della stazione alle spalle.

Il convoglio non è ancora arrivato. Da alcune settimane sono saltati i lampioni che illuminavano la banchina e quindi si aspetta al buio. Poi la voce metallica dell'altoparlante annuncia quanto in molti già temevano: il regionale 5056 ha un ritardo di cinque minuti. Non molti, ma sono comunque troppi per i pendolari che ogni giorno lo attendono per tornare nelle proprie case dopo una lunga giornata di lavoro o di studio.

Puntuale nel suo ritardo arriva il treno: sono le luci dei vagoni a gettare un po' di chiarore sull'area. I viaggiatori tirano un sospiro di sollievo perché contano tre vetture più la locomotiva. «Per due giorni - racconta Angela Cassotti di Ponte San Pietro - abbiamo viaggiato su una sola carrozza. Eravamo tutti stipati, in molti sono rimasti in piedi. Inoltre, c'erano anche persone con le biciclette che non riuscivano a trovare spazio. E non è finita: eravamo al buio».

I pendolari si accalcano alle porte e salendo fanno notare il primo disagio: gli scalini sono particolarmente irti e per avere un aiuto bisogna aggrapparsi ai corrimani. Ma questa per molti è un'inezia se paragonata al resto. A bordo non si può non notare la porta dei servizi igienici lasciata aperta. Il piccolo locale è sporco e la carta igienica è lasciata a terra a brandelli. Una donna, vistosamente infastidita, chiude la porta.

«È uno schifo – commenta Sonia Mazzola di Ponte San Pietro – io non mi siedo nemmeno più sui sedili. È tutto sporco, poi ci sono persone che si tolgono le scarpe e ci appoggiano sopra i piedi. E il controllore? Non passa mai».

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