Rapina in villa ad Albino nel 2003
Dopo 9 anni accusato un romeno

Ci sono voluti nove anni, ma alla fine due impronte digitali lo hanno inchiodato e hanno permesso agli inquirenti di riaprire un caso ormai archiviato da tempo. Un romeno di 42 anni comparirà a processo per una rapina in villa avvenuta ad Albino lo scorso 2003.

Ci sono voluti nove anni, ma alla fine due impronte digitali lo hanno inchiodato e hanno permesso prima agli inquirenti di riaprire un caso ormai archiviato da tempo. I. D., romeno di 42 anni, comparirà a processo davanti al Collegio del Tribunale di Bergamo, per l'udienza di smistamento.

Davanti ai giudici dovrà rispondere di una rapina in villa avvenuta nella notte tra il 25 e il 26 settembre del 2003 ad Albino, ai danni di un imprenditore immobiliare del posto e della sua convivente, all'epoca rispettivamente di 66 e 47 anni: le due impronte digitali, entrambe del suo pollice, sono state infatti trovate sul nastro adesivo usato per legare le due vittime di quel colpo.

La rapina era avvenuta in una villetta di via Perola, nella frazione Desenzano di Albino, quando nella tarda serata del 25 settembre 2003 una persona si era introdotta nell'abitazione dove in quel momento c'era solo la convivente del proprietario, originaria del Mozambico. Lei aveva cercato di affrontare il malvivente, ma era stata subito bloccata e strattonata per i capelli, quindi l'uomo aveva fatto entrare altri due complici e, dopo averla picchiata, l'aveva legata e imbavagliata. Poco più tardi era rincasato l'imprenditore e, appena entrato, era stato aggredito a sua volta e immobilizzato.

La vicenda giudiziaria aveva subìto un brusco stop fin dall'inizio: dopo la rapina infatti in mano agli inquirenti erano rimaste ben poche tracce, tanto che il fascicolo era rimasto contro ignoti, e come tale era stato alla fine archiviato con speranze di soluzione prossime allo zero. Tra gli indizi rimasti c'era però anche, per l'appunto, un nastro adesivo usato per legare le due vittime, e su cui erano rimaste chiaramente impresse due impronte digitali: proprio quelle, a novembre del 2009, e quindi sei anni dopo l'episodio, hanno fatto la differenza incastrando il 42enne romeno, nel frattempo arrestato e detenuto per altri reati.

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