Costa Concordia, i bergamaschi:
«Ora vogliamo solo dimenticare»

I bergamaschi che erano sul Costa Concordia: «Siamo persone di buonsenso, dunque non vogliamo chiedere più del dovuto. Penso che quanto ci daranno, 11 mila euro più le spese, ci andrà bene. Del resto, stiamo bene ed è questo che conta».

«Siamo persone di buonsenso, dunque non vogliamo chiedere più del dovuto. Penso che quanto ci daranno, 11 mila euro più le spese, ci andrà bene. Se poi vorranno aggiungere qualcosa in più, non ne saremmo dispiaciuti, è ovvio. Ma non penso proprio andremo noi a chiedere. Del resto, stiamo bene ed è questo che conta».

Ferruccio Ruffoni, panettiere cinquantaseienne di Ornica, era uno dei quattro bergamaschi che si trovavano sulla Costa Concordia al momento del naufragio. Con lui c'era anche la figlia Marta, di 24 anni. Gli altri due sono Ernesto Bresciani e Rosa Villa, coppia di ristoratori (50 anni lui, 49 lei), per vent'anni titolari della «Botte» di Calvenzano (anche se vivono a Vailate, comune confinante già in provincia di Cremona).

Nessuno dei quattro sabato 3 marzo era a Grosseto per il «mega» incidente probatorio. «Non ci è stato chiesto di andare - spiega Ruffoni - e comunque siamo in contatto con un'associazione dei consumatori di Milano, ma con sede anche a Bergamo, che ha inviato i propri legali in tribunale: rappresenteranno anche noi».

«Abbiamo tempo fino al 31 marzo per chiedere eventuali ulteriori rimborsi, ma non credo lo faremo. Undici mila euro per me e altrettanti per mia figlia, oltre alle spese, credo bastino per quello che è accaduto. Del resto, siamo sinceri: stiamo bene, non abbiamo avuto nessuna ripercussione né fisica né psicologica e cosa dovremmo chiedere in più?».

Nessun incubo notturno, dunque, dopo il naufragio: «Macché incubi - chiosa Ruffoni -, è ovvio che all'inizio siamo rimasti molto turbati, ma da questo a dire che abbiamo avuto dei danni ce ne passa».

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