Da Bergamo nello spazio
L'avventura con Erasmus

Il progetto Erasmus (che «compie» 25 anni) a volte può cambiare la vita aprendo opportunità che si potevano solo lontanamente immaginare: Mauro Mameli, 29 anni, di Bergamo, presenterà il suo lavoro all'Esa, l'Agenzia spaziale europea.

Il progetto Erasmus (che «compie» 25 anni) a volte può cambiare la vita aprendo opportunità che si potevano solo lontanamente immaginare: Mauro Mameli, 29 anni, di Bergamo, ora assegnista di ricerca presso i laboratori della facoltà di Ingegneria dell'Università di Bergamo, non avrebbe mai pensato, partendo per l'Olanda, di ritrovarsi prima a Kanpur e poi a Nordwijk, per presentare il proprio progetto all'Esa (European space agency, Agenzia spaziale europea).

Ma partiamo dall'inizio. Mauro nel 2007, al secondo anno di specialistica in Ingegneria meccanica (curriculum impiantistico energetico) va con Erasmus per sei mesi in Olanda, alla Delft university of technology. Lì frequenta le lezioni di «modellizzazione numerica di impianti» del professor Piero Colonna, che gli danno lo spunto per la tesi della specialistica: «Volevo applicare su sistemi complessi le teorie di modellistica apprese nel corso - spiega Mauro -: solo quando teoria e sperimentazione si incontrano, la ricerca può davvero andare avanti».

Così redige la tesi su una «simulazione termo-idraulica a parametri concentrati di un Pulsating heat pipe», mentre un assegnista di ricerca si occupa della parte sperimentale. In parole semplici: il Pulsating heat pipe è un super-conduttore di calore. Il suo scopo è trasferire la potenza termica generata da un componente elettronico (che si scalda) in un punto dello spazio adiacente in cui può essere dissipata più agevolmente e mantenere così la temperatura del componente al di sotto di un valore soglia desiderato.

Da lì, un'opportunità dopo l'altra: Marco Marengo, professore associato di Fisica tecnica e suo relatore di tesi, gli propone di svolgere il dottorato di ricerca in Tecnologie per l'energia e l'ambiente a Dalmine. Leggendo sulle riviste scientifiche un articolo di Bryan Holley e Amir Faghri, (quest'ultimo uno dei maggiori esperti a livello mondiale nel campo degli Heat Pipes) capisce che il codice di Holley sarebbe perfetto come punto di partenza per poter sviluppare un modello di simulazione più complesso e all'avanguardia.

 «Holley ci teneva così tanto che la ricerca potesse andare avanti - racconta Mauro - che, in seguito alla mia richiesta, mi ha inviato senza problemi la sua tesi, dove spiegava dettagliatamente come aveva costruito il suo modello. Questa è la giusta ottica con la quale dovrebbero lavorare i ricercatori: fare rete per migliorare sempre più».

Mauro voleva confrontare i risultati ottenuti dalle simulazioni con i dati sperimentali: progetta così un apparato, ma non avendo conoscenze sufficienti per metterlo in funzione, contatta Sameer Khandekar, professore associato all'Indian istitute of technology Kanpur (Iitk) ed esperto mondiale nella sperimentazione su questo tipo di dispositivi. Khandekar accetta che Mauro lavori sotto la sua supervisione all'apparato sperimentale progettato.

Da gennaio a maggio 2011 Mauro parte per l'India e lavora presso l'Iitk, dove svolge tutta l'attività sperimentale. Di ritorno a Bergamo, Mauro si rimette all'opera. Nel frattempo, con l'università partecipa al progetto internazionale di ricerca Dolfin II (Dynamics of liquid film/complex wall interaction, dinamica dell'interazione tra film liquidi e pareti aventi superfici complesse), a cui prendono parte diverse università di tutto il mondo, scritto per il bando Esa AO-2009 riguardante «sperimentazioni nel settore delle Scienze fisiche e Scienze della vita a bordo della Stazione spaziale internazionale».

Ogni università deve presentare il suo progetto e Mauro presenta il suo, insieme al professor Marengo e all'assegnista Matteo Sala, riguardante la «sperimentazione in microgravità di un dispositivo di scambio termico passivo»: un'indagine sperimentale sul funzionamento del Pulsating heat pipe in assenza di gravità. Il progetto di Mauro riceve il plauso dei partner e dei revisori dell'agenzia: «Se anche la nostra agenzia nazionale (Asi, Agenzia spaziale italiana) valuterà positivamente il progetto - prosegue Mauro - finanzierà per tre anni l'assegno di ricerca e gli strumenti che servono a portarla avanti».

Intanto il 17 marzo Mauro tornerà a Kanpur, su invito di Khandekar, per partecipare a un meeting in cui presenterà il suo lavoro ad esperti del settore, tra cui il capo del controllo termico di Esa, Wolfgang Supper.

Giada Frana

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