Evasione milionaria a Bergamo
La Gdf sequestra terreni e titoli

Sequestri di depositi bancari e titoli per oltre 1,4 milioni di euro presso 20 istituti di credito, gruppi bancari e postali nonché sequestri di 34 fabbricati tra abitazioni, garage ed autorimesse e 22 terreni. Maxi operazione della Guardia di Finanza. Nel mirino le provincie di Bergamo, Lecco e Rieti.

Sequestri per equivalente di depositi bancari e titoli per oltre 1,4 milioni di euro presso 20 istituti di credito, gruppi bancari e postali nonché sequestri di 34 fabbricati tra abitazioni, garage ed autorimesse e 22 terreni, immobili questi censiti nelle provincie di Bergamo, Lecco e Rieti, nell'ambito di un operazione di servizio denominata «Fort Knox», eseguita dalla Guardia di Finanza di Lecco.

L'operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Lecco, trae origine da un'indagine condotta dal Nucleo di Polizia tributaria di Lecco che ha visto coinvolte 77 società del territorio lecchese e della bergamasca operanti in prevalenza nel settore delle industrie manifatturiere, metallurgiche e meccaniche che avevano posto in essere un sistema fraudolento per evadere sia l'Iva che le imposte dirette, avvalendosi della consulenza di un noto commercialista lecchese componente, tra l'altro, di collegi sindacali di numerose società ed enti.

Inizialmente il professionista aveva applicato il sistema di frode ad una società di cui lui era rappresentante legale e poi, una volta sperimentatone «l'efficacia», aveva esteso il metodo fraudolento ad altre società per le quali era stato incaricato di predisporre le dichiarazioni dei redditi. Il sistema evasivo faceva perno su una combinazione di più metodi fraudolenti che integrandosi l'un l'altro consentivano un'evasione delle imposte di rilevanti proporzioni. Il primo metodo consisteva semplicemente nella creazione di crediti Iva fittizi attraverso la falsificazione ed alterazione dei quadri delle dichiarazioni dei redditi e dell'Iva. Tali crediti fittizi venivano poi compensati con l'Iva incassata dai clienti (che invece doveva essere versata all'Erario) e con i contributi previdenziali e le ritenute fiscali che le società dovevano, anche in questo caso, versare allo Stato.

Il nome dell'operazione «Fort Knox» (deposito della riserva aurea degli Stati Uniti, ndr) scaturisce proprio da questo metodo di evasione apparentemente semplice che però ha consentito negli anni alle società facenti parte del sodalizio di evadere importi per decine di milioni di euro. Alcune di queste società, con l'avvio delle indagini, si sono affrettate a presentare le dichiarazioni integrative «annullando» i crediti Iva fittizi (in alcuni casi, hanno provveduto subito a versare l'Iva dovuta) ammettendo, quindi, in una sorta di confessione extragiudiziale, gli illeciti commessi.

Altro metodo funzionale all'evasione al quale i membri dell'associazione facevano ricorso è stato quello di creare alcune società «non operative» intestate a soggetti prestanome, ma di fatto amministrate dal noto commercialista. Dette società erano deputate all'emissione di fatture per operazioni inesistenti con il fine di far evadere l'imposta da parte delle società «operative».

Un'altra funzione delle società «cartiere» era quella di interporsi nei rapporti commerciali reali tra le società del gruppo e società terze, con un duplice scopo: da un lato consentire l'evasione d'imposta, dall'altro «veicolare» illecitamente denaro contante al di fuori della società a favore dei membri del sodalizio e dei loro familiari. Infatti, appena iniziate le indagini, le società “non operative” venivano chiuse oppure messe in liquidazione. Altro sistema per evadere le imposte era quello di far emettere fatture false anche da parte di società effettivamente «operative» appartenenti allo stesso gruppo; ciò consentiva di spostare le proprietà degli immobili(con la redazione naturalmente degli atti notarili) dalle società emittenti f.o.i. alle società «immobiliari» del medesimo gruppo.

Ai fini dell'Iva le società che emettevano fatture false non versavano l'imposta grazie alla compensazione con l'Iva fittiziamente creata in precedenza nella dichiarazione. Ai fini delle imposte dirette, invece, la plusvalenza che doveva essere dichiarata a seguito della vendita dell'immobile veniva annullata attraverso l'aumento fittizio del valore degli immobili indicati in dichiarazione. Altra particolarità emersa dalle indagini è che la maggior parte delle società, pur avendo sedi operative nel lecchese e nella bergamasca, avevano spostato le sedi legali prima a Milano e poi a Roma per sottrarsi più facilmente ai controlli.

L'effettivo ruolo svolto dalle varie società è stato confermato dagli accertamenti bancari che hanno riguardato 75 conti correnti ed hanno permesso di ricostruire la fitta rete di rapporti sia leciti che illeciti intercorsi tra i vari soggetti. Le indagini bancarie hanno altresì consentito di superare le difficoltà legate all'assenza di documentazione contabile di numerose società per la quale ne era stato denunciato il furto. Anziché furto di documentazione, è stata ritenuta sussistente invece la fattispecie di occultamento di documentazione contabile agli organi accertatori e pertanto è scattata la denuncia per simulazione di reato. Risultati conseguiti

L'attività di indagine ha portato alla constatazione di una base imponibile ai fini delle imposte dirette per oltre 142 milioni di euro, ai fini Irap per oltre 117 milioni di euro, nonché l'accertamento di una imposta sul valore aggiunto evasa per circa 39 milioni di euro. Tenuto conto della fondatezza dei rilievi contestati, supportati peraltro dagli accertamenti bancari, la locale Direzione Provinciale dell'Agenzia delle Entrate, con la quale c'è una costante e fattiva collaborazione, e le Direzioni Provinciali dell'Agenzia di Milano e Roma hanno condiviso i processi verbali di constatazione emettendo i relativi avvisi di accertamento. Sono stati altresì denunciati alla locale Procura della Repubblica 53 soggetti per vari reati tra i quali emissione di fatture per operazioni inesistenti, presentazione di dichiarazione fraudolenta, occultamento/distruzione di documenti contabili e indebite compensazioni. Alcuni soggetti sono stati inoltre denunciati per associazione per delinquere e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. L'attività d'indagine – penale e fiscale – da parte del Nucleo Polizia Tributaria Guardia di Finanza di Lecco continua per fare piena luce su altri aspetti correlati al fenomeno evasivo, nonché per smascherare analoghe fattispecie fraudolenti poste in essere da imprenditori apparentemente in regola con il fisco ma dediti alla «pratica» dell'evasione fiscale.

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