Boni, richiesta proroga indagini
L'opposizione diserta in Regione

Il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e il pm Paolo Filippini hanno chiesto al gip la proroga delle indagini sul presidente del Consiglio regionale Davide Boni. I due rappresentanti dell'opposizione martedì diserteranno la riunione dell'Ufficio di presidenza della Regione.

I due rappresentanti dell'opposizione (sui 5 componenti totali) hanno deciso di disertare lunedì mattina 12 marzo la prima riunione dell'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale della Lombardia, dopo che il presidente leghista Davide Boni, indagato per corruzione, ha scelto di non dimettersi.

Una decisione che il centrosinistra contesta, tanto da aver pronta una mozione «di censura» per Boni da discutere martedì in Aula, dopo che lo stesso presidente avrà riferito sul caso. Proprio «in attesa di vedere che cosa accadrà e che cosa lui dirà'» in quella sede, la vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi e il consigliere segretario Carlo Spreafico (entrambi del Pd) lunedì non hanno partecipato alla consueta riunione dell'Udp.

È già la seconda volta che la minoranza adotta questo atteggiamento, la prima è stata la seduta della Giunta per il regolamento, presieduta da Boni giovedì scorso. La riunione dell'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale della Lombardia si è tenuta ugualmente, vista la presenza di tre componenti su cinque.

Il presidente leghista Boni era presente così come gli altri due membri di maggioranza, il vicepresidente Carlo Saffioti e il consigliere segretario Doriano Riarpelli (entrambi del Pdl). Del resto lo stesso Boni continua ad assicurare di voler proseguire nella sua routine. E anche lunedì è arrivato presto nel suo ufficio al 25° piano del Pirellone, dove finirà di preparare anche il suo intervento di domani in Aula.

Anche il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, parteciperà martedì alla seduta del Consiglio Regionale, la prima presieduta da Davide Boni, dopo il suo coinvolgimento in un'inchiesta giudiziaria per tangenti. «Martedì - dice Formigoni - in Consiglio ci sarò e mi aspetto che Boni, che ha rivendicato la sua estraneità ai fatti ci dica qualcosa in più per confermarla».

Ai cronisti che gli chiedevano un commento sul fatto che un altro membro dell'Ufficio di Presidenza inquisito, l'esponente del Pd, Filippo Penati, si fosse dimesso mentre Boni non ha lasciato la carica, Formigoni ha risposto: »Boni deve dimostrare con chiarezza la sua estraneità ai fatti. Penati si dimise dopo alcune settimane, date tempo a Boni di spiegarsi e di parlare».

Il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e il pm Paolo Filippini hanno chiesto al gip la proroga delle indagini nei confronti del presidente del Consiglio regionale Davide Boni, il capo della sua segreteria Dario Ghezzi e le altre persone indagate nell'ambito di un'inchiesta per presunte tangenti. Intanto l'immobiliarista Luigi Zunino e Ghezzi, due delle quattro persone perquisite la scorsa settimana, hanno presentato ricorso al tribunale del Riesame contro i sequestri di carte effettuati dalla Gdf.

Il filone d'inchiesta riguarda un presunto giro di tangenti promesse e versate tra il 2008 e il 2010, quando Boni era assessore all'Edilizia e al Territorio della Regione Lombardia, per operazioni immobiliari e commerciali a Milano e nell'hinterland tra cui l'area ex Falck e Montecity-Santa Giulia.

Secondo l'ipotesi accusatoria messa nero su bianco nel decreto che la scorsa settimana ha portato a perquisire l'ufficio dell'attuale presidente dell'Consiglio Regionale, di Ghezzi, dell'immobiliarista Zunino e dell'imprenditore veneto Francesco Monastero, «è dimostrato il pieno coinvolgimento di Boni e Ghezzi nella gestione di affari illeciti e spartizione delle tangenti» che l'architetto Michele Ugliola e il cognato Gilberto Leuci (anch'essi indagati) avrebbero concordato con degli imprenditori «affinchè gli amministratori locali, destinatari di parte degli illeciti profitti», favorissero con atti contrari ai loro doveri d'ufficio «interessi commerciali e immobiliari a Milano e provincia».

Inoltre, secondo gli inquirenti, alcuni dei progetti immobiliari sarebbero ancora attuali e gli indagati avrebbero avuto anche incontri recenti. Tra le fonti di prova la Procura, oltre a una serie di intercettazioni, si è avvalsa di una serie di interrogatori tra i quali quelli di Ugliola, che avrebbe chiamato anche in causa gli ex assessori Franco Nicoli Cristiani e Massimo Buscemi, e di Marco Paoletti, ex esponente locale della Lega Nord, anche lui sotto inchiesta.

Il gip nei prossimi giorni deve decidere se concedere o meno la proroga delle indagini. Nei prossimi giorni inoltre il Tribunale del Riesame dovrà fissare la data dell'udienza nella quale si discuterà il dissequestro della documentazione acquisita a Zunino e Ghezzi.

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