«Senza un posto per pregare»
Le «chiese etniche» insorgono

Sullo stabile alla Malpensata ci sono i sigilli del sequestro. L'ex officina-fonderia ospitava 11 «chiese etniche» fino a quando è scattato il sequestro preventivo. Ad oggi le associazioni non hanno ancora trovato una nuova sede.

Sullo stabile di via dei Cabrini, in Malpensata, a distanza di sei mesi, i sigilli del sequestro sono intonsi. Gli spazi dell'ex officina-fonderia Cortinovis ospitava undici associazioni religiose di ispirazione evangelica (le cosiddette «chiese etniche») fino a quando, su intervento della Procura, sulle basi della legge regionale 12 del 2005, è scattato il sequestro preventivo.

L'edificio, registrato come struttura destinata ad uso artigianale, in realtà era utilizzato dalle associazioni per svolgere funzioni religiose. Ad oggi le associazioni che occupavano gli spazi dell'ex fonderia non hanno ancora trovato una nuova sede. Per questo si sono rivolte alla Coel, la Conferenza evangelica lombardia.

Il problema non sembra essere circoscritto alla Malpensata, ma a tutte le associazioni evangeliche della città e dell'hinterland. Per rivendicare i propri diritti, le associazioni si sono consorziate sotto la guida del pastore evangelico Mosè Astete, cileno: «Vogliamo andare per vie legali – spiega il pastore Mosè, che coordina l'azione delle chiese evangeliche a Bergamo – per questo ci siamo rivolti alla Coel, perché anche a Milano ci sono gli stessi problemi. Vogliamo poter professare la nostra religione. Le chiese che prima erano alla Malpensata si sono unite per cercare una soluzione. Oltre a queste, altre cinque chiese della città e dell'hinterland hanno deciso di unirsi perché temono di essere mandate via dai locali in cui sono affittuarie».

Nel mirino delle chiese evangeliche la legge regionale: «È un accanimento che non capiamo – spiega Astete –. Adesso non abbiamo un posto dove andare e ogni volta che ci incontriamo per pregare dobbiamo essere ospitati da qualcuno, da Celadina a Curnasco, dove capita».

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