Radici: «Basta, Orio non può
andare avanti così con Sea»

Ventiquattr'ore di riflessione, e poi il secondo affondo. C'è tempesta nel cielo sopra Orio. «No, così non possiamo andare avanti». Nel mirino di Miro Radici, presidente Sacbo, ci sono i soci milanesi di Sea, competitor nel mercato dei cieli.

Ventiquattr'ore di riflessione, e poi il secondo affondo. C'è tempesta nel cielo sopra Orio. «No, così non possiamo andare avanti». Nel mirino di Miro Radici, presidente Sacbo, ci sono i soci milanesi di Sea. Da un lato detentori del 30,98 per cento delle quote, dall'altro competitor nel mercato dei cieli. Ultimo scippo perpetrato, il volo per Budapest di Wizz Air, in attesa di chiudere il colpo: Dhl a Malpensa.

E quindi?
«E quindi non è bello apprendere certe cose solo dai giornali. Proprio no. Tenuto conto che ci sarebbe poi anche un tentativo in corso di portarci via Dhl».

Tre indizi fanno una prova, siamo a due...
«Ecco, magari un episodio ci può stare, uno abbozza anche. Ma il secondo diventa semplicemente inaccettabile».

La guerra dei cieli lombardi.
«Se si tratta di guerra lo dicano. E se uno la dichiara, la prima cosa che fa è ritirare l'ambasciatore e chiudere le sedi diplomatiche».

Traduzione, Sea se ne vada da Sacbo?
«Eh, insomma. Non è possibile, però...».

Però?
«Io a Sea non chiedo niente. Dico solo che così non si fa. Per me ora diventa molto difficile gestire in Consiglio d'amministrazione argomenti di genere commerciale. C'è un certo imbarazzo, un conflitto d'interessi latente. Cosa porto in discussione con tre consiglieri (tra cui la vicepresidente, la bergamasca Yvonne Messi) in quota Sea, società che mi fa concorrenza? In qualche modo dovrò pur agire».

In quale modo? Non portando più certi argomenti in Cda?
«Eh, dovrò fare scelte di questo tipo».

La prossima seduta del Consiglio di Sacbo è giovedì 22: cosa dirà ai consiglieri di Sea?
«Le stesse cose che sto dicendo ora. La situazione va chiarita, così non si può andare avanti».

Sea potrebbe sollevare un'obiezione: ad Orio è arrivata Air Dolomiti, controllata da quella Lufthansa che si è disimpegnata su Malpensa.
«No, non c'entra niente: sono due cose diverse. Se c'è una nuova opportunità di mercato e Sea la prende, io non dico nulla. Ma se la porta via da Orio, scalo del quale è socia, un attimo mi girano. Hanno Malpensa che è piena solo per metà, normale che cerchino di aprire nuove rotte: ma da qui a portarle via a noi, ci passa un attimo. Air Dolomiti ha deciso di aprire un nuovo fronte e pensa che Orio sia il posto giusto, tutto qua».

Ma Giuseppe Bonomi, presidente Sea, l'ha sentito?
«Non l'ho sentito. E credo che fino a quando non chiariscono le loro questioni interne è normale che non ci si senta».

Quali questioni?
«Beh, l'ingresso di F2i (il fondo d'investimento di Vito Gamberale - ndr) in Sea qualcosa ha cambiato».

Potrebbe prenderne la maggioranza, visto che il Comune di Milano è intenzionato a vendere altre quote.
«Ed essendo un fondo hanno interessi e prospettive ben diverse da azionisti territoriali e istituzionali. Penso ad enti locali o istituti di credito molto legati alla realtà locale, e che quindi cercano di lavorare per il territorio».

Teme il cambio di prospettiva?
«È nella natura delle cose, la mission è diversa: i soci istituzionali ti chiedono sì di fare business, ma soprattutto di essere un motore di sviluppo per il territorio».

Il fondo, invece...
«Chiaramente vuole ottenere il massimo risultato economico in un tot numero di anni. Assolutamente legittimo, per carità, ma è chiaro che si tratta di una cosa diversa. E sedersi allo stesso tavolo con un partner di questo tipo per noi ora è molto difficile. Nel nostro piccolo, stiamo cercando di creare un network aeroportuale lombardo o, ancora meglio, del Nord Italia: è chiaro che vorremmo confrontarci con chi ha una visione simile alla nostra».

Secondo Bonomi anche F2i ha la stessa visione ed obiettivo.
«Ma un fondo ha un obiettivo differente dallo sviluppo territoriale. Tra qualche anno può benissimo arrivare, chessò, la società che gestisce l'aeroporto di Francoforte e offrire al buon Gamberale il doppio o il triplo di quanto ha investito. E i suoi azionisti che fanno?».

Che fanno?
«Glielo dico io, vendono. Io invece credo che se offrissero la stessa cifra, per dire, al sindaco di Bergamo, lui non venderebbe».

Oddio, magari con questi chiari di luna un pensierino lo farebbe... Comunque il concetto è chiaro.
«Sono proprio due approcci diversi, e Sea non può fare finta che nulla sia cambiato con l'ingresso di F2i. Continuando a portarci via clienti, per giunta».

A proposito. Dhl?
«I colloqui stanno andando avanti. A fine mese ci dovrebbe essere la decisione».

Però risulta che non vi abbiano chiesto un'offerta a rilancio di quanto Sea ha messo sul piatto di Malpensa. Non è un bel segnale, converrà.
«Certamente... Ne siamo consapevoli e faremo di tutto per tenere Dhl ad Orio, non solo per il business, ma soprattutto per salvaguardare i posti di lavoro. I giochi non sono ancora chiusi, comunque».

Francamente non pare ottimista.
«Di natura sono pessimista, ma per prepararmi a parare il colpo. Se poi porto a casa qualcosa di più, meglio ancora».

L'ultima volta aveva dato il 50 per cento di possibilità alla permanenza di Dhl. Non il massimo.
«Siamo ancora lì».

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