Nell'inchiesta sul «San Raffaele»
spunta anche il nome della Dec

Spunterebbe la Dec nelle «carte» appena depositate con la chiusura della prima «tranche» dell'inchiesta sul San Raffaele. Secondo fonti di agenzia, ci sarebbe anche un indagato che avrebbe detto di aver visto uno dei Degennaro portare soldi in una valigia a Mario Cal.

Spunterebbe la Dec, società dei costruttori Daniele e Gerardo Degennaro, arrestati nell'inchiesta sugli appalti a Bari e capofila dell'Ati che sta realizzando il nuovo ospedale di Bergamo, nelle «carte» appena depositate con la chiusura della prima «tranche» dell'inchiesta sul San Raffaele. Secondo fonti giornalistiche di agenzia, ci sarebbe anche un indagato che avrebbe detto di aver visto uno dei Degennaro portare soldi in una valigia a Mario Cal.

Spunterebbe dunque il nome dei Degennaro, arrestati nell'inchiesta sugli appalti a Bari, nelle carte dell'inchiesta della procura di Milano sul dissesto del San Raffaele, chiusa nei giorni scorsi. Uno degli indagati dai pm Luigi Orsi, Laura Pedio e Gaetano Ruta, in un interrogatorio avrebbe riferito che uno dei Degennaro avrebbe portato soldi in una valigia a Mario Cal, vicepresidente del San Raffaele, morto suicida nel luglio 2011.

I costruttori Daniele e Gerardo Degennaro, titolari della società Dec, sono stati arrestati nell'inchiesta sugli appalti a Bari.

«Prendo atto delle dichiarazioni rese da Pierino Zammarchi quando ha dichiarato di avere visto Degennaro portare soldi in valigia a Cal in 5/6 occasioni». E' quanto ha dichiarato l'ex direttore finanziario Mario Valsecchi in un interrogatorio reso davanti ai magistrati. Valsecchi e' uno dei sette indagati che nei giorni scorsi hanno ricevuto un avviso di chiusura indagini relativo a una prima tranche dell'inchiesta sul dissesto finanziario del San Raffaele. Mario Valsecchi, inoltre, risulta indagato anche in un altro filone di inchiesta ancora aperto.

Quando, nell'interrogatorio del 20 dicembre scorso, i pm chiedono a Valsecchi, ora agli arresti domiciliari per associazione per delinquere e bancarotta: "Sa se De Gennaro (nel verbale è sempre scritto così, invece di Degennaro, ndr) abbia consegnato soldi a Cal?", l'ex direttore amministrativo risponde: "Non lo sapevo. Prendo atto delle dichiarazioni rese da Pierino Zammarchi".

Quest'ultimo, costruttore indagato nell'inchiesta, a novembre mise a verbale di "aver visto De Gennaro portare soldi in valigia a Cal in 5/6 occasioni". Poi i pm chiedono conto a Valsecchi di alcuni "pagamenti a Saint Premier Mont", che, secondo Valsecchi, è una "società svizzera" riferibile a tale "Coscera".

Questa società, chiarisce Valsecchi, "aveva fatto un contratto per individuare De Gennaro. Quando la Fondazione (San Raffaele, ndr) iniziò a pensare alla costruzione del Dibit 2 (il Dipartimento Universitario di Medicina Molecolare del San Raffaele, ndr), ci fu una trattativa con la società austriaca Vamed, abortita. Fu così che Coscera - ha proseguito - il responsabile di Saint Premier Mont ci presentò De Gennaro. La sua Dec si prese l'incarico di trovare il finanziatore. Sia la Fondazione che Dec pagarono una doppia 'feè a Coscera". Nacque anche un contenzioso, spiega ancora Valsecchi, "perchè De Gennaro sostenne che non doveva nulla a Coscera perchè non era stato questo a presentarlo alla Fondazione. Non so chi avrebbe presentato De Gennaro alla Fondazione al di fuori di Coscera". Valsecchi sostiene che "la prima volta che ho visto De Gennaro me lo ha presentato Coscera".

In un altro passaggio dei verbali, in gran parte «omissati», l'ex direttore del San Raffaele spiega anche che "Coscera è stato anche retribuito per l'intermediazione sul Dibit 2, per aver presentato all'ospedale il costruttore De Gennaro della Dec disponibile a finanziare l'operazione".

Anche in questo caso, si legge ancora nel verbale, "Coscera fu pagato dalla Fondazione tramite Sain Premier Mont e mi disse che Cal gli aveva chiesto una retrocessione". Il meccanismo delle 'retrocessionì di contanti è al centro dell'inchiesta: secondo l'accusa, infatti, alcuni fornitori e alcuni soggetti in rapporti d'affari con l'ospedale sovraffatturavano i costi ai danni delle casse del gruppo e 'retrocedevanò poi soldi in contanti ai vertici del San Raffaele, i quali li giravano all'uomo d'affari Daccò che gestiva i 'fondi nerì, occultandoli.

Dagli atti dell'inchiesta barese sugli appalti che il 13 marzo scorso ha portato all'arresto di Daniele e Gerardo Degennaro emerge che la Dec ha realizzato il parcheggio interrato dell'ospedale San Raffaele di Milano. Una volta costruito, il parcheggio doveva essere venduto. Il prezzo iniziale era 41 milioni di euro, proposto poi ai possibili compratori a 45-46 milioni di euro. Nei 132 faldoni dell'inchiesta barese vi sono le telefonate intercorse tra il 2007 e il 2008 tra Daniele Degennaro e tale «Amedeo», che fanno riferimento alle trattative in corso tra i Degennaro e la Saba Italia spa per la vendita dei parcheggi realizzati e realizzandi. Il prezzo del parcheggio San Raffaele - riassume la Guardia di finanza nell'informativa conclusiva - non era più di 41 milioni di euro ma di 45/46 milioni, proprio in virtù del fatto che il parcheggio che aveva problemi era quello di piazza Giulio Cesare", a Bari.

"Del resto, i potenziali acquirenti, a dire di Degennaro - annotano gli investigatori - erano ben consci di pagare un prezzo inferiore per il parcheggio di San Raffaele per tre o quattro milioni di euro rispetto al suo valore effettivo ed un prezzo superiore, per la stessa cifra, per il parcheggio di Piazza Giulio Cesare".

"A tal proposito Daniele Degennaro - è scritto negli atti - diceva testualmente ad Amedeo: 'Cioè, c'è un problema che io mi voglio togliere davanti alle palle Giulio Cesare ed insieme a Giulio Cesare mi tolgo il San Raffaele. Punto! Questo è il concetto. È chiaro che chi viene a comprare, sa che sul San Raffaele sta dando 4 milioni in meno, o 3 milioni in meno, e su Giulio Cesare sta dando 3 milioni o 4 milioni in più. Ho finitò". (Radiocor) (ANSA).

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