Compiti a casa:
il parere dei lettori

Alla cortese attenzione della redazione Eco di Bergamo,
ho letto l'articolo on line e naturalmente questa decisione dei genitori francesi riguardo all'esoneso dei figli per 15 giorni nell'esecuzione dei compiti a casa la trovo completamente sensata. Io ho tre figli di 16, 14 e 12 anni, lavoro part time, sono separata da 4 anni, sono da sola da quando rientro a casa dopo il lavoro per tutta la sera e purtroppo la settimana trascorre quasi unicamente tutti i giorni a verificare che i compiti siano stati eseguiti da ormai 10 anni, praticamente da quando il figlio grande ha iniziato le elementari. adesso fortunatamente solo i 2 più piccoli devono essere "aiutati" non solo nell'esecuzione, mi riferisco alla più piccola, ma anche al ricordare perennemente : hai fatto i compiti? sembra che la prima cosa importante da chiedere sia appunto, hai fatto i compiti? normalemente durante la settimana sembra impossibile dedicare del tempo ad altro, una passeggiata, qualche acquisto, per uno o per l'altro il tempo serve per fare i compiti. ma davvero i nostri ragazzi dopo le 30/33 ore di scuola a settimana per imparare, debbano dedicare ancora delle ore nel ripetere, ripassare, ricordare tutti i giorni, sabato e domenica compresi, non ricordo una domenica trascorsa senza il pensiero dei compiti. Senza dimenticare tutti i libri da studiare e completare durante l'estate e le ore trascorse a fare l'esercizio o ripassare il popolo egizio o altro. sarei davvero stata molto contenta se in tutti questi dieci anni avessi avuto più tempo per parlare di altro con i miei ragazzi. ringrazio per il tempo che mi verrà dedicato nella lettura di queste poche righe e sperando che davvero la nostra settimana "tipo" possa essere davvero più per i compiti in famiglia e non per i compiti scolastici. cordiali saluti
lettera firmata

Buongiorno, è pur vero che gli insegnanti sono preposti a seguire gli alunni e correggerli laddove sono in difficoltà, ma per verificare se un alunno ha in effetti appreso la lezione devono pur metterlo alla prova lasciando che sbrighi anche degli esercizi da solo, per poi valutarne le capacità di apprendimento raggiunte. Una valutazione equa, secondo me, sarebbe da dare alla quantità degli esercizi da svolgere a casa, puntando magari di più sulla qualità degli stessi.
Elena Brena

Frequento la terza media e il successivo anno andrò a frequentare il Seminario in Città Alta. Secondo me i ragazzi come me hanno bisogno di studiare in maniera diversa. Io lo scorso martedì ho portato Il Nuovo iPad a scuola per consultare delle opere d'arte. Direi un ottima soluzione per lo studio. L'utilizzo, non solo delle insegnanti, ma anche degli alunni, di lavagne LIM, computer, e strumenti multimediali. Questa è la mia opinione. Grazie
Vittorio

Ciao a tutti, sono anch'io una mamma di una bambina che frequenta da seconda elementare e ritengo che tenere i bambini a scuola fino alle 16 e poi pretedere da loro anche i compiti a casa è veramente troppo.....pensate se anche noi lavoratori finito il ns orario di lavoro dovressimo portarci a casa del lavoro dell'extra da fare!! Non dimentichiamo che i ns figli passano 7 ore al giorno a scuola e quindi un po' di giustificato riposo è obbligatorio!! Lasciamo che i bambini si divertano per quanto loro possibile!! saluti.
Daniela

Spettabile Redazione, ho letto l'articolo da Voi pubblicato circa la stima di costo effettuata dalla rivista "Amica" in merito alla crescita di un figlio, dalla nascita all'università. E' purtroppo innnegabile come oggi il costo della vita sia eccessivo, specialmente in riferimento a ciò che è necessario e non voluttuario; per cui nulla da dire rispetto al calo del potere di acquisto delle famiglie italiane - che è drammatico - e alla relativa riduzione delle possibilità di spesa. Credo anche, però, che molto si debba pensare e riflettere in merito a ciò che abbiamo purtroppo imparato a considerare "necessario" - e che necessario in realtà non è. Sono mamma di un bambino di quasi cinque anni e tra pochi giorni nascerà la nostra seconda figlia, per cui credo di poter parlare con cognizione di causa in merito a ciò che significa fare delle scelte quotidiane e continue per far quadrare il bilancio familiare e non solo. Qualsiasi coppia che si trova di fronte alla nascita di un figlio può scegliere sin da subito di abbattere in modo drastico i costi relativi agli acquisti, agendo non solo in modo più consapevole ma anche più responsabile e più sostenibile per sè e per il Pianeta. Ritengo di non esagerare se affermo che il 90% di ciò che si acquista perchè "indispensabile" non lo sia, in realtà. Le soluzioni per una genitorialità a basso costo e a basso impatto esistono e le iniziative per far ricircolare i beni più costosi per ogni neofamiglia si stanno fortunamtamente moltiplicando sul territorio bergamasco. Si pensi alle iniziative del "Mercatino delle neomamme" create da Fiammettta Macchi - Blogger di Spazio Neomamma - e ai numerosi incontri di sensibilizzazione ad opera di associazioni e simili relativi al consumo consapevole (domani, ad esempio, a Seriate ci sarà Giorgia Cozza, autrice di "Bebè a costo zero" - Leone Verde Edizioni, per presentare il suo nuovo libro). Mi si può dire che poi i figli screscono e che - come sottolineato nell'articolo - le spese più grosse sono quelle relative all'istruzione. Io non ho mai fatto un viaggio studio all'estero nè ho ferquentato particolari corsi (e ho comunque potuto frequentare ottime scuole grazie a borse di studio), eppure la mia professionalità si è comunque potuta costruire degnamente nel tempo, grazie all'impegno e alla fatica, parola così poco gradita oggigiorno... La vera ricchezza di cui un figlio ha bisogno, negli anni '50, '60, oggi, domani, ieri e da sempre è a costo zero e si tratta della relazione amorevole con i propri genitori. Qualsiasi bambino può esprimere al massimo le proprie potenzialità se nasce e cresce in un contesto che invece di bombardarlo di stimoli sa rispondere ai suoi bisogni che sono pochi, basilari e semplici: cura, protezione, contatto, ascolto, comunicazione. I nostri figli non hanno bisogno di cellulari di ultima generazione, notebook sempre più costosi, scuole iperprestigiose; siamo noi a creare bisogni inesistenti e a non riconoscere più quelli veri. Conosco adulti che hanno avuto tutto ciò che si poteva desiderare fin da piccoli: l'ultimo modello di qualsiasi cosa, possibilità di viaggiare, di studiare... eppure non sono nè felici nè realizzati. Conosco anche altri adulti, quelli che sono stati bambini "normali" eppure davvero privilegiati, perchè amati e cresciuti in famiglie in cui alla vita veniva attribuito un senso più profondo e più vero, al di là di ciò che si poteva acquistare: questi bambini sono diventati adulti molto più felici e realizzati. Consentitemi un ultimo pensiero: nell'articolo da Voi pubblicato si legge che "Si cerca poi di educare i ragazzi al senso di responsabilità e a uno stile di vita meno consumistico, anche se «non è facile»". Vero: ma nessuno ha mai detto che essere genitori sia facile, anzi. I nostri figli guardano a noi per capire il mondo e per farsi un'idea di "modello" da imitare: abbiamo una grande responsabilità ma anche una grande possibilità, che è quella di aiutare nuove persone - cittadini e genitori di domani - a crescere riuscendo a distinguere ciò che è davvero necessario da ciò che non lo è. A mio parere si tratta della sfida più importante e più emozionante che si possa affrontare nella vita. E vale la pena di farlo! Grazie per l'opportunità da Voi offerta di commentare l'articolo e condividere questi pensieri.
Maria Beatrice Nava

La mia generazione ha sempre avuto i compiti e ciò nonostante si riusciva a giocare e praticare sport. I compiti aiutavano, come dev'essere, ad apprendere il lavoro svolto in classe al mattino. Come possiamo pretendere che i nostri figli riescano a ricordare tutto unicamente ascoltando la lezione?
Ingrid

Il bello è che gli insegnanti poi , vorrebbero i bambini fermi e zitti per 5 ore filate... ma se non si lascia loro il tempo di sfogarsi e di vivere la loro spensieratezza, è ovvio che non riescano a stare attenti in classe! E diventa un circolo vizionso: fate a casa quello che non siamo riusciti a fare a scuola!
Francesca

Buongiorno,
come insegnante di scuola superiore (istituto tecnico) sono preoccupata e spesso disarmata per la mancanza di impegno della stragrande maggioranza dei miei alunni, alcuni anche brillanti ma che a casa non fanno assolutamente nulla. Il momento della rielaborazione,del consolidamento delle conoscenze, dell'acquisizione delle competenze (il “saper fare” e il “saper essere” che deve essere autonomo e non guidato dall'insegnante), dell'esercizio, anche meccanico per quelle discipline che lo necessitano (penso,ad esempio, alle lingue straniere, alla matematica, alla grammatica) è assolutamente indispensabile. E, se i ragazzi non sono abituati a lavorare a casa sin dalla scuola primaria e secondaria di primo grado, se sono giustificati da genitori preoccupati per il loro benessere psico-fisico (ho letto tanti messaggi di genitori preoccupati per il figlio che deve giocare a calcio… dipende dalle priorità…), come possono essere in grado di lavorare con autonomia alle superiori? Purtroppo passa il messaggio che si deve ottenere tutto subito e senza fatica. La scuola deve essere una formalità da espletare con minor danno possibile al fisico del ragazzo, al suo umore, all'equilibrio della famigliola felice che deve passare il week-end a sciare. Sono anche mamma. E passo anch'io le domeniche sui libri insieme alle mie figlie. Anche per me certi esercizi di matematica, certe versioni allucinanti di latino, le poesie imparate a memoria, sono un incubo quotidiano. E spesso da essi dipende tutto l'umore della famiglia. Ma occorre anche capire che i nostri figli si costruiscono adesso il loro futuro e imparano anche lavorando a casa. Forse, se lo facessero con maggior serenità e senza le ansie di noi genitori, vivrebbero meglio. E noi con loro.
Cristina

Buonasera sono una mamma di scanzo con una bimba in 5 elementare che sicuramente non ho mai avuto problemi di compiti con mia figlia anzi se le maestre danno qualcosa di più non farebbero male , il problema che oggi la scuola bisogna adattarla hai genitori che non riescono più a seguire i propi figli x i molti impegni che hanno .i compiti ci sono sempre stati ed e giusto che ci siano .
Tecla

..........poi ci lamentiamo delle nuove generzioni e li chiamiamo bamboccioni! I compiti ho sempre saputo che sono la maniera per assimilar cio' che si è appreso a scuola, credo sia giusto che i ragazzi li svolgano, sempre che gli insegnanti facciano il loro dovere in classe........
Angelaeffe

Buonasera,
in merito alla questione sollevata dalla associazione genitori francese non si può che essere d'accordo. Sono padre di un ragazzo che frequenta la seconda media e che pratica una attività sportiva ad elevato livello ed il problema dei compiti risulta estremamente limitante e vincolante non solo la vita del ragazzo ma quella di tutta la famiglia, con continue rinunce e tensioni che si ripercuotono sulla serenità della famiglia e l'equilibrio psico-fisico del ragazzo. Considerata la scarsa utilità dei compiti, riconosciuta anche da alcuni lavori scientifici, mi sembra opportuno cominciare a riflettere anche in Italia su questo argomento. Ringrazio pertanto la redazione per questa possibilità di espressione
Cordiali saluti
U. Bonassi

Troverei giustissimo e vi spiego: io ho parenti a Los Angeles e i miei nipoti quando tornano dalla scuola sono liberi di fare altre attività, naturalmente i compiti vengono fatti e seguiti in classe, altro benificio che non devono più portare avanti e indietro uno zaino pieno di libri ed accessori scolastici. Questo sarebbe un passo avanti per i nuovi scolari e per l'Italia.
Cordiali saluti
Marino Battaglia

Salve,
sono la mamma (lavoratrice e dunque come tutti impegnata per la maggior parte del giorno) di un bambino di 8 anni, terza elementare. Dopo 2 anni di post-scuola duranti i quali mi chiedo sinceramente come venissero eseguiti i compiti alla luce della tragicommedia che si registra ogni santo giorno a partire da quest'anno, da quando cioè mio figlio fa i compiti dalla nonna, mi rendo effettivamente conto di quanto sia il carico di lavoro a cui sono sottoposti i bambini oggi (e di chi segue loro durante questa titanica impresa). A parte la discutibilità dei programmi attuali (grazie ai quali alla fine di un quinquennio non si conosceranno nemmeno tutte le regioni d'Italia e probabilmente non si saprà nemmeno nulla relativamente al resto di Europa/ mondo ma su questo meglio tacere) mi chiedo se sia normale che un bambino di 8 anni (perchè di bambini si tratta a questa età) stare seduto per 5 ore a scuola e poi tutto il pomeriggio ( spesso sino quasi le 18:00 per fare i compiti a casa e studiare... poi ci lamentiamo che i ragazzi d'oggi sono obesi.. ma che tempo hannno per praticare ed innamorarsi di uno sport ... o per più semplicemente dedicarsi al gioco? Noi adulti lavoriamo ma almeno stacchiamo per il week end (nella maggior parte dei casi almeno) ma loro no, anche il sabato e la domenica devono studiare e portarsi avanti per riuscire a coprire i giorno in cui altrimenti a causa del rientro pomeridiao non riuscirebbero a fare gran chè... e che dire del carico da 90 che li massacra durante le vacanze natalizie, pasquali o di carnevale? a questo punto vadano a scuola no?
Cordialmente
Chiara Conti

Ritengo che i compiti siano utili ma eccessivi soprattutto nei periodi di vacanza (Natale, Pasqua) durante i quali compiti e conseguente "stress - da compiti" (e i genitori sanno di cosa parlo) aumentano vertiginosamente. A questo punto proporrei, in alternativa all'abolizione dei compiti, di abolire le vacanze, se così si possono ancora chiamare!
Sergio

Buon giorno sono antonini ilario ho una figlia in 3 elementare , voglio esprimere il punto a favore per i genitori, cioe' che i compiti vadano fatti fare a scuole e non a casa come succede adesso, perche' un genitore quando finisce una giornata di lavoro e arriva a casa si ritrova ad aiutare o addirittura a fare i compiti al posto del figlio, visto che le maestre sono pagate per quello credo sia giusto che facciano imparare a scuola i nostri figli. Buona giornata e cordiali saluti.
Maddalena G.

Sono d'accordo, hanno bisogno di giocare a quell'età.
Buona Serata
Cesare Bergamelli

Non ho figli ma sono d'accordo con i genitori che esenteranno i propri figli dai compiti a casa per i bambini delle elementari. La scuola elementare serve per insegnare ed educare i bambini negli esercizi a loro insegnati con metodi a volte diversi da quelli che conoscono i genitori Quando sono a casa devono solo divertirsi, attività sportiva e una sana merenda sono dei "bambini".
Studio P.

Sono d'accordo che i ragazzi a casa non siano oberati di compiti che li occupano per interi pomeriggi,per quelli che vogliono studiare,obbligandoli a stare in casa a scapito del sano giocare di cui un bambino ha anche bisogno
A. R.

Buongiorno. Sono genitore di un'allieva della scuola media. Sono perfettamente d'accordo con la protesta in atto in Francia. Io la condivido da diversi anni così come le teorie di Sir Ken Robinson in materia e trovo che il carico di lavoro sia sovradimensionato in rapporto alla qualità dell'insegnamento (in particolare nella scuola pubblica) e a maggior ragione le classi che hanno tempo pieno o attività al pomeriggio non dovrebbero pretendere che vengano anche fatti i compiti a casa. Stiamo crescendo i nostri figli come piccoli operai con orari di lavoro tipici del sistema industriale, tranne che poi essi si troveranno senza alcuna prospettiva di di impiego al termine degli studi. Spesso ci si dimentica che il ragazzi fino alle superiori non sono completamente autonomi e molti genitori non si curano nemmeno di seguire i figli durante lo studio lasciandoli in balia di sè stessi e con scarsi risultati. La tendenza è quella di impegnare il tempo al fine di evitare che ci si possa distrarre da quel meccanismo perverso che pare voglia impedirci di esprimere la nostra libertà di pensiero e di iniziativa. Non si tratta come dicono alcuni di nostalgia sessantottina ma del realismo a cui la società contemporanea di questi anni della grande crisi economica ci obbliga ad adeguarci. Quasi a voler praticare una decrescita felice anche in ambito accademico, ma in termini di quantità e non certo di qualità (che comunque manca). Ben venga quindi l'iniziativa francese dove con meno oppressione data dallo studio si possano lasciare i ragazzi liberi di dedicarsi ad altre discipline complementari che gli permettano di esprimere la loro vera vocazione quali le arti o gli sport.
Cordiali Saluti
Marco Cavallini

Penso che sia corretto lasciare che i bambini, una volta terminata la scuola, pensino a giocare.
Renato

Buongiorno, ho due figli alla scuola primaria e vi assicuro che, per riuscire a fargli fare uno sport in settimana, il sabato lo si passa in casa per portarsi avanti con i compiti... Non contente le maestre ne danno altri in settimana per la lezione successiva... Il risultato è che si fanno i compiti comunque tutti i giorni e anche nel weekend... Non ho parole!
Nicoletta

Hanno ragione i genitori, sono pagati per insegnare.
Luigi

Buongiorno, ho letto con stupore la notizia che in Francia un'Associazione voglia chiedere l'esenzione per i propri figli dallo svolgere i compiti a casa. Siccome ci sono passato pure io, capisco bene che i compiti appaiano alla maggioranza noiosi e una perdita di tempo. So anche che sarebbe meglio, anziché fare i compiti, uscire e giocare, ma purtroppo non è così.

Intere generazioni sono andate a scuola e hanno svolto, come normale che sia, i compiti a casa, senza mai «lamentarsi». Ricordo che alle elementari facevo anche 3 pomeriggi su 5, e nessuna associazione, e ripeto NESSUNA, ha posto l'interrogativo circa l'utilità e la giustezza dei compiti a casa. C'erano, punto e basta.

Siamo andati a scuola tutti, dalle elementari alle superiori, facendo i compiti regolarmente. Ovviamente, c'era chi li copiava e chi li faceva copiare, ma c'erano. Ora, invece, seguendo la strada del «viziare le nuove generazioni», si vogliono eliminare. Ma, eliminare cosa poi? I compiti vengono visti effettivamente come una zavorra, come un obbligo pomeridiano da aggiungere alla frequenza scolastica.

Anzi, cosa ancora più grave, i genitori ed esponenti di questa fantomatica associazione francese pensano che i compiti a casa sono inutili qualora l'operato del professore fosse corretto, preciso e completo. Innanzitutto i compiti devono esser svolti per allenare, a distanza di alcune ore, il cervello e l'apprendimento di quanto imparato la mattina.

Sfido chiunque a saper tradurre un testo di latino senza continui sforzi pomeridiani a casa senza il professore che aiuta o svolgere e risolvere un problema algebrico o geometrico senza aver provato effettivamente da soli, a casa, alcune ore dopo aver ascoltato la lezione.

La cosa peggiore però di tutta questa vicenda, secondo me, è che l'associazione segue quanto di negativo si sta verificando da un paio di anni a questa parte, ossia sta rendendo le nuove generazioni «viziate» e soprattutto le sta privando delle propria responsabilità.

«Generazioni viziate» e troppe curate, basta guardarsi un po' in giro. Non ci sono più studenti che escono da scuola senza che la strada comunale non sia bloccata per farli passare; addirittura, si blocca l'unica via del paese pur di farli andare a scuola tranquilli, in mezzo alla strada. Si costruiscono fantomatiche Zone 30 con tanto di marciapiedi enormi a misura di elefante, per garantir loro maggior sicurezza.

A differenza di tanti anni fa, non si comprano più libri, pesanti, logorabili, brutti. Ora no, basta l'Ipad, leggero, pratico e moderno. Ora si usa il cellulare fin dalle scuole elementari, bisogna sapere dove sono i figli, se sono sicuri. Messaggini chiamate e quant'altro. 15 anni fa i telefonini non li avevano nemmeno i nostri genitori!

E ora? Vogliono togliere anche i compiti? E tra qualche anno, questa generazione di viziati cosa chiederà? Di non lavorare al pomeriggio perché hanno bisogno di fare la pennichella? Ricordo poi che quando andavo a scuola io, se capitava il brutto voto NON era colpa del professore che non spiegava o che spiegava male: non c'era santo che teneva, la «colpa» era nostra, di noi alunni! E se era proprio un brutto voto, scattavano le punizioni: niente tv, niente giocare al parco.

E invece no, ora si addossa tutta la responsabilità ai professori. Sono loro responsabili se il figlio va male, sono loro gli incapaci a spiegare, i figli sono le vittime. Non ci si rende conto che si sta crescendo una generazione di scansafatiche, che non hanno alcuno sbattimento e che, anzi, sono abituati a trovarsi la «pappa pronta», una generazione di persone a cui non solo è dovuta ogni cosa, ma l'importante è che questa sia anche la più comoda. Sia mai disturbarli o stancarli.
Matteo

Mi sembra che siamo in un'epoca in cui bisogna contestare tutto per forza, se poi ci sono di mezzo i nostri carissimi pargoli!!! I miei figli frequentano la scuola primaria di Torre de' Roveri (a proposito sabato ci sarà l'inaugurazione del nuovo edificio!!!) e mi sembra che fino ad ora le insegnanti siano state molto equilibrate nell'assegnare i compiti (sia quelle di mia figlia che è in quarta, sia quelle del piccolo in prima), basta lamentarsi per niente, un po' di compiti non hanno mai ucciso nessuno! Anche il calcio, la pallavolo, la danza, il nuoto, il karatè e chi più ne ha più ne metta stancano, ma nessuno batte ciglio...., anche se per carità sono tutte attività che fanno bene, non fraintendiamo! Saluti e buon lavoro. Elena Prina
Pandina gialla

In merito a tale argomento volevo esprimere un mio giudizio; i compiti sono troppi, danneggiano l'armonia della famiglia, creano tensioni e innervosiscono i ragazzi. Mia figlia resta a scuola tutti i giorni fino alle ore 14 (il lunedì è a scuola fino alle 17,45 e il sabato esce alle 12), torna a casa, mangia e sono già le 15,30, un giusto riposo e «stacco» di almeno mezz'ora e poi alle 16,00 si deve rimettere a studiare.

Spesso i compiti sono tanti e tutti pretenziosi e si finisce almeno per ora di cena. Si cena insieme, si guarda un po' di televisione e poi... a dormire (se va bene, perché magari bisogna ascoltare qualche argomento di interrogazione). Ma sti' ragazzi quando socializzano? Quando giocano o possono andare a fare una passeggiata?

Le famiglie vorrebbero magari fare qualche gita fuori porta nel fine settimana oppure andare via qualche giorno, quando è possibile, nelle vacanze; ma non si può, i compiti sono un vero e proprio tormento. Già a scuola si lavora, a casa bisognerebbe solo fare un ripasso delle cose spiegate e qualche esercizio, ma il tutto dovrebbe finire nel giro di un paio d'ore e non di più.

I ragazzi hanno il sacrosanto diritto di distrarsi, di parlare, di stare in famiglia e soprattutto di socializzare!!!!!!!! Cosa c'è di più «sano» che mangiarsi un gelato con un amico e fare qualche chiacchiera senza pensieri!!! Bisognerebbe davvero meditare su questo problema!!!!
Tiziana Arcieri


Sono necessari per usare il proprio cervello in modo autonomo. Siamo già massificati dalla tv spazzatura, che dobbiamo sovvenzionare pagando il canone equivalente alla tariffa rifiuti. Per fortuna è possibile lasciarla spenta e tralasciare di acquistare quotidiani «venduti». Saluti.
Alessandro

Sono padre di due bambini, uno dei quali frequenta la prima elementare. I compiti assegnati a me sembrano in linea con un impegno minimo, in meno di mezz'ora si finiscono. In aggiunta, seguendolo nello svolgimento, mi permettono di valutare il grado di apprendimento di mio figlio, e colmargli piccole lacune. Il problema è che con 37,5 ore a scuola e ben quattro maestre a seguire i bambini mi aspetterei qualcosa di più dalla scuola. Anche considerando il fatto che finiranno le elementari con un programma che è meno della metà di quello da me fatto a suo tempo, con 24 ore a settimana e una sola maestra.
Enzo

Sono un genitore di una bambina di 2ª elementare e non posso che essere d'accordo con l'eliminazione dei compiti a casa sia durante l'anno che durante il periodo estivo. Ormai tutte le scuole hanno come orario l'uscita alle ore 16.00 ed è impensabile che un bambino debba poi sobbarcarsi l'onere dei compiti. E il gioco? L'attività sportiva?. Ma c'è anche un altro aspetto. Ormai quasi tutte le mamme lavorano (non tutte perchè si sentono donne in carriera) e chi fa fare i compiti ai bambini? I nonni ? Molte volte devono farli da soli e diventa quindi un fattore discriminatorio il fatto che c'è chi ha la possibilità di essere seguito da un genitore e quindi facilitato rispetto a chi non può. Quando andavamo noi a scuola la scuola, è vero che finiva alle 13.00 e quindi era giusto avere i compiti, ma è anche vero che ai nostri tempi erano molte le mamme che potevano seguire i propri figli a scuola e non solo. Infatti vediamo adesso in che tipo di società viviamo.
A. Brembati

Buongiorno, sono la mamma di una bambina che frequenta la scuola primaria di Clusone. La mia prima esperienza presso la scuola pubblica è molto positiva. I compiti che le maestre danno a mia figlia non sono esagerati e sono d'accordo con chi dice che servono ad apprendere la lezione svolta in classe e ad approfondire qualcosa che magari non è stato completamente capito. Quindi compiti si ma con moderazione.
Silvia

Ciao, Ritengo che i ritmi della scuola oggi siano troppo esagerati. Un bimbo passa in pochi mesi dalla scuola materna a 5 ore di lezione al giorno per 6 giorni, più i compiti a casa. Qui non si tratta di essere troppo protettivi con i figli ma di cercare di far capire che si puo' insegnare - e apprendere - anche senza esagerare. Peccato che i Direttori Didattici, almeno alcuni, non siano al passo con i tempi dicendo che e' colpa dei programmi ministeriali. Peccato.
Andrea

Buongiorno, Io credo che un minimo di compiti debba essere dato per poter meglio apprendere e verificare se la lezione è stata capita. Ripeto, un minimo di compiti, non caricarlo eccessivamente. Infatti nella scuola primaria di Casnigo, frequentata da mia figlia, le cose stanno cosi e tutto è perfetto secondo il mio pensiero. Addirittura ci sono stati genitori che si sono lamentati del fatto che i compiti assegnati erano troppo pochi. Mah
Mauro

La mia esperienza nella scuola elementare indica che se le maestre lavorano con attenzione in classe, i compiti devono solo essere un ripasso delle lezioni. Quindi si ai compiti, ma senza esagerare! Cordiali saluti
Laura

Buongiorno, questi poveri bambini vanno a scuola fino alle 16 e poi hanno anche i compiti da fare. Conclusione? Non si gioca più! Ma non dicono che il gioco è necessario per la crescita psicologica del bambino? A me dispiace dirlo, ma una volta (anni 80, non un secolo fa) andavamo a scuola fino alle 12.30, avevamo i compiti e ci avanzava il tempo x giocare. Oggi sono ultraimpegnati e non mi sembra che siano più preparati di noi, più stressati e pieni di problemi si!!! Saluti,
Monica

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