Lega, Bergamo incorona Maroni
E Bossi chiede scusa per il figlio

Roberto Maroni e Umberto Bossi sono stati i protagonisti a Bergamo della serata dell'orgoglio padano, puntando su nuove regole all'insegna dell'unità e contro i complotti. In platea i militanti che hanno riempito la Fiera di Bergamo tra striscioni e slogan. Nella notizia tutti i discorsi di Maroni e Bossi.

Roberto Maroni e Umberto Bossi sono stati i protagonisti a Bergamo della serata dell'orgoglio padano, puntando su nuove regole all'insegna dell'unità e contro i complotti. In platea i militanti che hanno riempito la Fiera di Bergamo tra striscioni e slogan.

Maroni e Bossi sono saliti sul palco intorno alle 21.15. Cristian Invernizzi ha aperto la serata, a seguire il presidente della Provincia di Bergamo Ettore Pirovano, che ha dichiarato: «Bergamo ha nel cuore Bossi, grazie a Umberto Bossi. La Lega ha un fiuto speciale per annusare gli indegni - ha detto Pirovano -. Oggi è un ritorno alle origini, sempre con Bossi a vegliare su di noi. Il terremoto ha spazzato via chi ne ha approfittato. E stasera ho capito che siamo più forti di prima».

LE REGOLE DI ROBERTO MARONI PER LA NUOVA LEGA
A seguire ha preso la parola Roberto Maroni: «Sono giorni di passione, di dolore, ma anche di rabbia per l'onta che abbiamo subìto di essere considerati un partito di corrotti - ha detto -. Sono momenti di dolore per noi, per i militanti, per Umberto Bossi che non si merita ciò che è successo». E la platea urla e inneggia: «Bossi, Bossi». «Ho provato orrore per le accuse di collusione con la mafia - ha continuato Maroni -. Sono anche giorni in cui si risveglia l'orgoglio di essere "quelli della Lega di un tempo", della Lega onesta e questa sera la reazione che noi vediamo è la reazione dei tanti che non ci stanno e che vogliono ripartire. E noi stasera ripartiamo con le nostre straordinarie battaglie». «La Lega non è morta - ha continuato Maroni -, non morirà mai. E tornerà ad essere potentissima. Ma dobbiamo fare pulizia: è intollerabile accettare la violazione del nostro codice morale, perchè la Lega è diversa dagli altri partiti. Chi sbaglia paga senza guardare in faccia a nessuno, e chi ha preso i soldi della Lega li dovrà restituire fino all'ultimo centesimo».
Poi Maroni si è rivolto a Bossi: «Umberto non c'entra niente ma si è dimesso. Renzo Bossi ha seguito l'esempio del padre e si è dimesso: è un gesto che apprezziamo». Maroni ha parlato di Belsito, ma la platea lo ha bloccato con fischi e insulti. «Fatemi parlare - ha detto Maroni -. Giovedì è previsto un Consiglio federale ed è prevista l'espulsione di Belsito. Bossi ha chiesto un gesto di dignità anche a Rosy Mauro, chiedendole le dimissioni che lei ha negato». E la platea ha continuato a fischiare: «Se lei non si è dimessa - ha continuato Maroni -, ci penserà la Lega a dimetterla». E Maroni ha proseguito: «Non è una caccia alle streghe, e lo dico io che ho subìto tanti tentativi di espulsione. Ed è per questo che dico "no alla caccia alle streghe". Ma dico che chi ha sbagliato deve pagare». E poi è andato avanti: «Dobbiamo però finirla con i complotti, con le fatue, con i cerchi: da oggi si cambia». Ed elenca quattro regole: «Prima: i soldi alle sezioni dei militanti». E la platea è esplosa pro-Maroni. «Seconda regola: meritocrazia; terza regola: largo ai giovani. Quarta regola: fuori chi vìola il codice morale della Lega».
E infine Maroni ha parlato di «unità del movimento: serve un nome solo, Lega Nord per l'indipendenza della Padania» ha continuato Maroni: «La Padania non mai stata minacciata come in questo momento, minacciata dalla crisi economica, da un governo che tenta di distruggere il nostro tessuto sociale, da un'Europa che vuole rubarci le nostre cose e i nostri soldi, difesi dai nostri sindaci, guerrieri del territorio». E Maroni è andato avanti: «Noi dobbiamo contare solo sulle nostre forze e dobbiamo stare uniti, con la pulizia, con le nuove regole e con l'unità e la coesione». Da qui la decisione che «i Congressi nazionali saranno fatti subito e il 3 di giugno il Congresso del Veneto sarà fatto in contemporanea con quello della Lombardia - ha annunciato Maroni -. Ed è per questo che dopo i Congressi nazionali sarà anticipato il Congresso federale che sarà fatto entro giugno, per dare una guida salda e rapida al nostro movimento».
«La Lega deve essere in grande salute e in grande forma e se Umberto Bossi si ricandiderà segretario io lo voterò - ha detto ancora Maroni -, per una Lega onesta e trasparente - ha proseguito -. Risorgeremo, con un sogno nel cuore: quello di diventare alle prossime elezioni politiche il primo partito della Padania. Possiamo farcela - ha concluso -, con pulizia, unità e nuove regole. Per una Padania libera, indipendente e sovrana».

UMBERTO BOSSI: «CHIEDO SCUSA, MA ORA UNITA' PER RIPARTIRE»
Dopo Maroni, inneggiato dalla platea, ha preso la parola ancora Cristian Invernizzi: «Abbiamo organizzato questa serata per dimostrare il nostro orgoglio, per ribadire che dobbiamo fare pulizia e per ringraziare Umberto Bossi». E così il leader del Carroccio ha preso la parola: «Siamo pronti per ripartire» ha iniziato il suo discorso Bossi che si rifà alla Pasqua appena trascorsa: «Pasqua vuol dire anche questo: "ripartenza"». E poi ha detto: «La libertà lo abbiamo sempre detto che si conquista e non ce la regala nessuno - ha spiegato -. E dopo una serie di errori ora dobbiamo smetterla: come la divisione all'interno della Lega che ha creato varchi. Non aspettavano altro di vederci separati per colpirci. Assolutamente non dobbiamo essere più divisi contro il centralismo romano. Ora serve un giuramento a favore dell'unità da chi deve guidare la Lega perchè non ci siano più divisioni. Basta cerchi magici: non c'è mai stato nessun cerchio magico, è stato inventato per dividerci». E poi un commento sui figli: «Ho sbagliato con i miei figli, mi piange il cuore: dovevo mandarli lontani, farli studiare lontano come ha fatto Berlusconi. Io ho invece fatto un errore». E aggiunge una regola a quelle di Maroni: «I parenti di primo e secondo grado non devono più lavorare nella Lega». E poi Bossi ha sottolineato: «C'è stato un complotto ordito contro la Lega, e quello che è avvenuto è stato un tentativo di distruggere il nostro partito: siamo l'unico partito all'opposizione e dato che non riuscivano a toglierci di mezzo hanno tentato in un altro modo». E poi: «Stop alle divisioni tra Maroni, Bossi e Calderoli» e Bossi chiama sul palco Calderoli con una bandiera: «Basta con le beghe» ha detto Bossi e insieme a Maroni e Calderoli bacia la bandiera della Lega. Poi riprende a parlare: «Chi ha rubato i soldi li deve restituire - e ha sottolineato -. Chiedo scusa per aver portato i miei figli nel partito, mi dispiace: i danni sono stati fatti da chi porta il mio cognome. E vi chiedo scusa ancora, ma adesso stiamo uniti e a testa alta contro il nemico: il centralismo di Roma».
Il Nabucco di Verdi ha seguito il discorso di Bossi mentre in platea è stato tutto uno sventolare di bandiere e striscioni, di applausi e cori a favore di Maroni e Bossi.

I BARBARI SOGNANTI IN PLATEA
Lo slogan della serata più significativo è stato «pulizia, pulizia, pulizia». Il leitmotiv è stato infatti «l'è ura de netà fò el poler» cioè «è ora di pulire il pollaio». Molti hanno messo questo claim come foto del proprio profilo su Facebook e sono state preparate per la serata a Bergamo anche magliette con la scritta e affianco il disegno di una scopa.
I giovani padani, muniti di scope, sono infatti arrivati alla Fiera di Bergamo già intorno alle 19. Tra i cartelli esposti: «Cerchisti fate l'ultima magia: sparite» e «Noi barbari continuiamo a sognare con Umberto». Con loro anche gli universitari padani con un cartello con la scritta «Le nostre lauree sono vere. Espulsioni subito». Alberto Ribolla, che degli universitari padani è coordinatore a livello lombardo ed è capogruppo della Lega Nord in consiglio comunale a Bergamo, ha spiegato: «Si tratta di un messaggio forte - ha detto -. È una richiesta di chiarezza, perchè quattro persone non possono rovinare il lavoro fatto in 20 anni da noi con a capo Umberto Bossi».

STRISCIONI PRO-PULIZIA
Con i tantissimi militanti arrivati in Fiera sono numerosi anche gli striscioni che sono stati esposti dai partecipanti alla festa dell'orgoglio leghista. Davanti al palco ha campeggiato in particolare uno con la scritta «Bossi e Maroni in Padania, quei quattro c...ni in Tanzania». E ancora: «La Lega Nord Padania sempre più forte, per chi frega i militanti pericolo di morte» e, accanto alla scritta due teschi.  Tra gli slogan urlati dai militanti «Secessione, secessione».

BERGAMO CHIEDE LE DIMISSIONI DI ROSY MAURO
Il popolo leghista riunito a Bergamo ha chiesto infine a gran voce le dimissioni di Rosy Mauro. «Chi non salta Rosy Mauro è» è infatti il coro che si è alzato dai militanti leghisti alla Fiera. A dare il via al coro sono stati i giovani padani e qualcuno ha anche gridato: «Espulsioni, espulsioni».
A Bergamo tutti attendevano infatti le dimissioni di Rosy Mauro che ha invece annunciato che non intende farlo: «E ciò non è una buona cosa» ha detto il parlamentare bergamasco del Carroccio Giacomo Stucchi. «Ritengo che le dimissioni di Rosy Mauro siano doverose - ha commentato il parlamentare alla festa dell'orgoglio padano -, non credo che ci siano problemi nel fare un passo indietro quando ci sono situazioni di questo tipo. Se la persona è tranquilla, può fare un passo indietro ed essere recuperata. Anzi - ha commentato Stucchi - siamo disponibili a darle ancora maggior peso se dovesse uscirne pulita».
In Fiera sono molti a pensarla così: «Rosy Mauro è senza vergogna» hanno commentato in coppia dal coordinatore federale dei giovani padani, Lucio Brignoli e il coordinatore lombardo Eugenio Zoffili alla notizia che la vicepresidente del Senato ha deciso di non dimettersi. «Tradisce ancora di più i militanti e la base leghista - hanno detto - base che si è riunita qui a Bergamo». Per loro si tratta anche di una «mancanza di rispetto verso Umberto Bossi. A maggior ragione - hanno sottolineato - se non si dimette deve essere espulsa».
Ma Rosy Mauro dalla trasmissione «Porta Porta» ha replicato con chiarezza: «Non ho sentito nè Calderoli nè Maroni. Mi ha chiamato Umberto Bossi dicendomi che forse, per opportunità politica, sarebbe meglio dare le dimissioni - ha spiegato la politica -. Per la prima volta in 20 anni ho detto no per opportunità politica. Hanno offeso la mia persona e mi voglio difendere prima di decidere. Sono stufa delle condanne mediatiche e degli insulti».

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