È tornata la neve in alta valle
Sci, difficile riaprire le piste

Altro che spazzaneve, ghiaia e sale archiviati. I fiocchi di neve e le temperature rigide ci hanno fatto fare un balzo all'indietro, in pieno inverno.
In Valle Brembana diversi comuni son tornati a spargere ghiaia e sale stradale un po' ovunque.

Altro che spazzaneve, ghiaia e sale archiviati. I fiocchi di neve e le temperature rigide ci hanno fatto fare un balzo all'indietro, in pieno inverno.
In Valle Brembana diversi comuni son tornati a spargere ghiaia e sale stradale un po' ovunque.

La neve è scesa copiosa in alta valle: a Foppolo 40 centimetri abbondanti sia in paese che sulle piste, come mostrano le webcam in diretta. «Ha iniziato a nevicare martedì sera – dice Andrea Bosco, della società Bremboski – e da allora non ha mai smesso. Questa neve ci voleva durante la stagione sciistica, avremmo potuto prolungare l'apertura degli impianti, invece sembrava già arrivata la primavera. Ora la possibilità di riaprire le piste è piuttosto remota. Vedremo i prossimi giorni, ma con l'arrivo del sole le temperature sono subito alte, la neve si scioglierebbe in breve tempo».

Qualche irriducibile sciatore ha però tentato la discesa sulla neve fresca. E se in alta valle a sorprese del genere ci sono abituati, con temperature che vanno pure sotto zero la notte, a strabuzzare gli occhi sono i residenti di Zogno nel vedere la cima e i pendii del Canto Alto spolverati di bianco. La neve ha ricoperto la cima del monte (1.146 metri), ben visibile anche da Sorisole. Pioggia fitta sotto i mille metri, nessun disagio alla viabilità. Unico intervento dei vigili del fuoco di Zogno, ieri pomeriggio per un masso caduto sulla provinciale 470 ad Ambria. È stato spostato nel giro di pochi minuti.

E pioggia (tanto attesa per la verità) e neve sono arrivate pure sulle montagne della Valle Seriana e, in certi casi, anche sul fondovalle. È il caso di Valbondione, in alta Valle Seriana, e di Schilpario, in Valle di Scalve, dove la coltre bianca è di pochi centimetri, ma tale da dare al paesaggio un aspetto tipicamente invernale. Qui è nevicato sugli alberi in fiore e sui prati ormai verdi. Naturalmente, man mano che si sale di quota, cresce lo strato di neve caduta.

A Lizzola, al Colle di Zambla, a Spiazzi di Gromo e a Monte Pora la neve misurata al suolo nella mattinata di ieri raggiungeva i 15-20 centimetri. Ancora più in alto, per esempio sui duemila metri del rifugio Curò, il manto nevoso fresco ha toccato i 25 centimetri. Con il maltempo si è registrato anche un brusco calo delle temperature. A Gromo, Vilminore e Schilpario la colonnina di mercurio ieri mattina indicava zero gradi, mentre ad Ardesio e Clusone due gradi sopra lo zero.

Dopo il lunghissimo periodo di siccità, oltre alla pioggia anche la neve era attesa in montagna. Soprattutto per le dighe artificiali in quota: sciogliendosi gradualmente potrà infatti garantire un afflusso di acqua costante per il riempimento dei laghi artificiali.

E a tirare il fiato per le precipitazioni arrivate è pure il lago, alle prese con uno stato di magra dall'inizio di marzo. Nella giornata di ieri, il Sebino è risalito a +10 centimetri al misuratore idrometrico di Sarnico. Tonici gli afflussi d'acqua a Lovere-Costa Volpino (circa 65 metri cubi al secondo, contro i 20-25 del fine settimana), a conferma che ha piovuto con intensità in questi ultimi giorni. Del resto, nelle ultime 24 ore, sono caduti 30 millimetri di piogge in Valcamonica, e circa 40 a Sarnico.

Contenuto il deflusso di acqua nell'Oglio dalla diga di Sarnico, mantenuto attorno ai 30-35 metri cubi il secondo. Una regolazione che ha consentito di conseguenza la ripresa di tono del livello del bacino lacustre, risalito di quasi 25 centimetri nell'arco di 15 giorni.

Una boccata di ossigeno che non spazza via però i timori annunciati di una stagione di patemi, a seguito della scarsità di neve caduta in alta quota in inverno e delle poche precipitazioni che hanno accompagnato i mesi archiviati. Al punto che gli addetti ai lavori ipotizzano un'estate di affanni, come quelle capitate nel 2003, nel 2005 e in parte nel 2006 e che potrebbero portare a interventi mirati a medio termine per evitare «grane» sotto l'ombrellone, sia sul fronte della necessità di irrigazione per le colture della bassa pianura, sia per il lago stesso.

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