«Due mesi in apnea con Andrea»
Il grazie dei genitori ai Riuniti

«Abbiamo vissuto l'inverno con il fiato sospeso: il nostro piccolo Andrea non poteva più respirare da solo, e noi con lui. Trattenendo il fiato misuravamo ogni secondo che passava, guardandolo attaccato a quella macchina che doveva salvargli la vita».

«Abbiamo vissuto l'inverno con il fiato sospeso: il nostro piccolo Andrea non poteva più respirare da solo, e noi con lui. Trattenendo il fiato misuravamo ogni secondo che passava, guardandolo attaccato a quella macchina che doveva salvargli la vita. Abbiamo respirato, con Andrea, solo quando l'hanno staccato dall'Ecmo. Allora abbiamo capito: il peggio era passato».

Cristina, la mamma di Andrea, il piccolo di Milano che a 6 mesi quest'inverno è stato collegato all'Ecmo dai medici degli Ospedali Riuniti di Bergamo e trasportato d'urgenza in Largo Barozzi dal Policlinico di Milano, racconta l'avventura del suo bimbo, meno di 5 chili di peso e 6 mesi di vita, salvato grazie allo speciale dispositivo che ha messo a riposo i polmoni colpiti da una grave infezione e ossigenandogli in modo meccanico il sangue. Andrea è stato il primo neonato in Italia a essere trasportato già collegato all'Ecmo.

Oggi, lontano da quella macchina da tre mesi, Andrea, che pure ha ancora bisogno di un po' di ossigeno e sta facendo fisioterapia respiratoria, è cresciuto, comincia a «balbettare» le prime parole, e finalmente sorride. «Per due mesi, è stato come in letargo, prima attaccato all'Ecmo, poi in Terapia intensiva: è come se con la primavera fosse rifiorito anche lui - continua Cristina, dalla sua casa di Milano tra i balbettii di Andrea, circondata dal marito Paolo, impiegato commerciale e dalla primogenita Silvia, 5 anni -. Quando sarà più grande, gli racconterò tutto, gli mostrerò le foto di com'era, attaccato all'Ecmo, e anche gli articoli del vostro giornale. È stato davvero un miracolo: non smetteremo mai di essere grati ai medici dei Riuniti».

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