Morì dopo una notte al cimitero
Un 52enne rinviato a giudizio

Chiarirà la sua posizione in Tribunale , l'ufficiale della polizia locale di turno la notte in cui Cesare Almagioni, 95 anni di Bergamo, rimase chiuso nel cimitero: trovato solo il giorno successivo, ferito, l'anziano era spirato 36 giorni dopo.

Chiarirà la sua posizione a dibattimento, davanti al collegio del Tribunale di Bergamo, l'ufficiale della polizia locale che era di turno la notte in cui Cesare Almagioni, 95 anni di Bergamo, rimase chiuso nel cimitero di Bergamo: trovato solamente il giorno successivo, ferito in seguito ad una caduta, l'anziano era spirato 36 giorni più tardi in ospedale.

Si tratta di Demetrio Neri, 52 anni, assistito dagli avvocati Emilio Gueli e Massimo Asdrubali, chiamato dalla Procura di Bergamo a rispondere del reato di omissione di atti d'ufficio e di quello di aver causato la morte in conseguenza di altro reato: ieri mattina il giudice dell'udienza preliminare Patrizia Ingrascì, accogliendo la richiesta del pm, a un anno esatto dalla morte dell'anziano (avvenuta proprio il 17 aprile 2011) lo ha rinviato a giudizio. L'ufficiale comparirà davanti ai giudici il prossimo 11 luglio.

La tragedia risale all'11 marzo 2011: Cesare Almagioni, intorno alle 16,30, aveva lasciato il suo appartamento in piazza Sant'Anna. Solo dopo le 18, quando era arrivata la donna di servizio incaricata di preparargli la cena, era stata scoperta la sua assenza ed erano quindi cominciate da parte dei familiari le ricerche. Qualcuno aveva ipotizzato che Almagioni potesse trovarsi al cimitero e fosse rimasto bloccato all'interno dopo la chiusura: intorno alle 21 familiari e alcuni volontari erano arrivati quindi in viale Pirovano. Era stata quindi chiamata la polizia locale, e in particolare al comando era stato chiesto di far aprire il cimitero e controllare che il pensionato non fosse all'interno: l'ufficiale di turno però aveva respinto la richiesta.

Familiari e volontari, grazie al casuale intervento di una pattuglia della vigilanza privata, intorno alle 22,30, erano comunque riusciti ad entrare, ma solo lungo un percorso prestabilito. L'uomo era stato trovato solo la mattina dopo, all'apertura del cimitero, nelle vicinanze della chiesa di Ognissanti, in stato confusionale e ipotermia, ferito da una caduta mentre si trovava tra le tombe. Portato in ospedale non si era purtroppo più ripreso. Secondo la Procura, che aveva aperto subito un'inchiesta, l'ufficiale della polizia locale avrebbe avuto il dovere di autorizzare l'apertura del cimitero per permettere ricerche approfondite dell'anziano: non avendolo fatto (di qui il reato di omissione), deve anche rispondere del decesso dell'uomo. Se fosse stato trovato qualche ora prima - è il ragionamento dell'accusa - avrebbe potuto salvarsi.

Ben diversa la posizione difensiva, secondo cui l'ufficiale ha agito in perfetta buona fede e attenendosi alle procedure: al momento della segnalazione (che avrebbe riferito comunque solo di una possibile presenza dell'anziano nel cimitero, non di una certezza) non c'era nemmeno ancora una denuncia di scomparsa della persona, e quindi non ci sarebbero stati i presupposti per aprire il cimitero.

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