Per 4 anni alla Questura di Bergamo:
Antonio Montinaro morì con Falcone

Nella strage di Capaci, costata la vita 20 anni fa a Giovanni Falcone e ala moglie Francesca Morvillo, aveva perso la vita anche un poliziotto che per anni aveva prestato servizio alla Questura di Bergamo. Antonio Montinaro era il capo della scorta.

Nella strage di Capaci, costata la vita 20 anni fa a Giovanni Falcone e ala moglie Francesca Morvillo, aveva perso la vita anche un poliziotto che per anni aveva prestato servizio alla Questura di Bergamo. Antonio Montinaro era il capo della scorta.

Quando la bomba esplose, spegnendo la sua vita e quella dei colleghi poliziotti Vittorio Schifani e Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro aveva 30 anni, quattro dei quali li aveva passati a Bergamo. Qui aveva lavorato fra il 1986 e il 1989 prima come operatore del 113, poi alla sezione Volanti: nella nostra città si era fatto tanti amici, sia in polizia che fuori.

«Amici che - dice Maurizio Cester, segretario provinciale del Sap, sindacato autonomo di polizia - lo ricordano ancora, perché Antonio aveva un carattere esuberante, sapeva farsi valere ma anche farsi voler bene».

Montinaro viaggiava nella prima delle tre Fiat Croma che riaccompagnavano il magistrato, appena atterrato a Punta Raisi da Roma, a Palermo. L'auto era guidata da Vito Schifani, e sul sedile posteriore stava l'agente Rocco Di Cillo.

Il giudice Falcone invece guidava la Croma bianca che li seguiva, e su cui viaggiava anche la moglie Francesca Morvillo. Nell'esplosione, avvenuta sull'autostrada A29 all'altezza dello svincolo per Capaci, i tre agenti morirono immediatamente, poiché la loro auto fu quella investita con più violenza dalla deflagrazione, tanto da essere sbalzata dal manto stradale a una decina di metri di distanza.

Antonio Montinaro, originario di Calimera, in provincia di Lecce, lasciò la moglie, Tina Martinez, e due figli. Tina Martinez era stata a Bergamo per una cerimonia al teatro Donizetti nel decimo anniversario della strage: aveva ringraziato allora la nostra città, perché «Bergamo ha sempre ricordato Antonio e i suoi colleghi con il loro nome, e non solo come gli uomini della scorta del giudice Falcone».

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