Regione, mozione respinta
Niente dimissioni per Formigoni

È stata bocciata dal Consiglio regionale della Lombardia la mozione di sfiducia presentata da Pd, Idv e Sel - e votata anche dall'Udc - al presidente della Regione, Roberto Formigoni. Pdl e Lega hanno respinto la richiesta di dimissioni.

È stata bocciata dal Consiglio regionale della Lombardia la mozione di sfiducia presentata da Pd, Idv e Sel - e votata anche dall'Udc - al presidente della Regione, Roberto Formigoni. Pdl e Lega hanno respinto la richiesta di dimissioni per andare al voto anticipato, al termine di un lungo dibattito.

La votazione è avvenuta con voto palese. I sì alla mozione di sfiducia sono stati 28, 49 i no e nessun astenuto. Quindi gli schieramenti hanno votato compatti secondo le previsioni.

Quando è stato proclamato il risultato della votazione, dai banchi della maggioranza di Pdl e Lega e da quelli della Giunta (in cui lo stesso Formigoni è stato presente tutta la giornata) è scattato un lungo applauso.

Il consigliere dell'Idv, Gabriele Sola, ha sostenuto che «la gente lombarda grida un bisogno di discontinuità ma l'ultima preoccupazione presente in quest'Aula è quella di restituire la parola ai cittadini». «Siamo di fronte - ha sottolineato - al fallimento conclamato della coalizione Pdl-Lega, separati casa e uniti dai problemi».

«Non ci interessano - ha concluso - le vacanze di Formigoni con Daccò ma quello che Formigoni può aver fatto al ritorno dalle vacanze». Per il consigliere segretario dell'Ufficio di presidenza Doriano Riparbelli (Pdl) la mozione contiene motivazioni «pretestuose» e persino «ridicole» quando dimentica di motivare il rimpasto di Giunta con la necessità di realizzare un riequilibrio di genere. Riparbelli ha ricordato numerosi provvedimenti della Regione per il sostegno alle imprese e a favore della sanità e del sociale «nonostante i pesanti tagli dei trasferimenti dallo Stato».

«Non permetteremo - ha concluso - che quest'aula si trasformi in una piazza di giudizi sommari, utile a tirare la volata a grillini e a dare spazio all'arte della demagogia». La posizione dell'Udc è stata spiegata da Gianmarco Quadrini, che ha detto: «Oggi non possiamo non votare la mozione di sfiducia presentata da una parte delle opposizioni. Abbiamo preso atto che non si sono verificate le condizioni per aprire una fase costituente dopo l'azzeramento di questa giunta. Questa maggioranza è arrivata alla fase terminale e perciò occorre una nuova governabilità. Sono cadute le illusioni di una rivoluzione liberale e federale e fa specie, soprattutto dalla Lega, sentire lezioni di moralità. La fiducia può essere tolta ma anche ricostruita se si ha la capacità di comprendere le ragioni altrui».

Sostegno alla mozione di sfiducia è stata espressa da Elisabetta Fatuzzo (Pensionati), la quale ha però sottolineato il valore costruttivo del documento «che altro non è un metodo di verifica della maggioranza da parte dell'opposizione. Noi siamo più interessati a governare che a sostenere scontri o governi tecnici come quello proposto dall'Udc, che non rispetta la volontà espressa degli elettori. Mi auguro che tale momento di confronto possa in futuro costituire una base per le decisioni che maggioranza e opposizione dovranno assumere per rispondere a questioni delicate ed urgenti».

Per Chiara Cremonesi, presidente Sel, «la mozione è un atto pesante ma non avevamo altra scelta perché questa legislatura è segnata dalla presenza di indagati, e di azioni a carattere solo propagandistico come per esempio è accaduto con la legge sulla crescita. Da uno stillicidio di sempre nuovi filoni d'inchiesta ma avete deciso sempre di minimizzare. Non c'è consapevolezza della spaccatura tra palazzo e società e il modello lombardo è logoro».

Nel dibattito sono anche intervenuti: Franco Mirabelli (Pd), vicepresidente della Commissione Affari istituzionali, Ugo Parolo (Lega Nord), presidente della Commissione Programmazione e bilancio, Sante Zuffada (Pdl), presidente della Commissione Affari istituzionali, Giosuè Frosio (Lega Nord), presidente della Commissione Ambiente, Alessandro Alfieri (PD), presidente del Comitato Paritetico di controllo e valutazione, e l'assessore regionale ai Sistemi verdi, Alessandro Colucci (Pdl).

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