Mons. Beschi al Corpus di Gandino:
«La fede è dono e ringraziamento»

L'insperata tregua mattutina concessa dal maltempo, ha consentito, domenica 10 giugno a Gandino, il regolare svolgimento della solenne processione del Corpus Domini, presieduta dal vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi.

L'insperata tregua mattutina concessa dal maltempo, ha consentito, domenica 10 giugno a Gandino, il regolare svolgimento della solenne processione del Corpus Domini, presieduta dal vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi.

I gandinesi si sono ancora una volta superati, predisponendo con orgoglio e devozione gli addobbi lungo i circa due chilometri di percorso, che ha toccato i quartieri del centro storico. Le zandaline varipinte, pur appesantite dalla pioggia della notte, hanno rivaleggiato con gli allestimenti predisposti all'ingresso di palazzi e abitazioni. In apertura il prevosto di Gandino don Innocente Chiodi ha salutato il vescovo rinnovando il cordoglio per la recente scomparsa del padre Pietro. «Lei si è detto fortunato per il dono di un papà speciale – ha detto don Chiodi –, noi ringraziamo il Signore per averci dato un papà spirituale come il vescovo Francesco».

Un ricordo è andato alle popolazioni terremotate (presente in Basilica anche suor Edvige Tomasini da Mirandola) e alle celebrazioni in atto per il centenario dell'erezione a Basilica della parrocchiale di Gandino. «La nostra fede – ha detto il vescovo nell'omelia – non vive di ricordi, che pure sono preziosi perché ci indicano una strada che dobbiamo continuare a percorrere. Gesù Eucarestia è come una sorgente d'acqua purissima: a prima vista appare immutabile nel suo scorrere, ma ogni attimo offre nuova acqua. Dobbiamo partire da qui per dimostrare e testimoniare l'attualità del messaggio cristiano».

«L'Eucarestia – ha sottolineato il vescovo – è innanzitutto rendimento di grazie, riconoscenza, ma nell'esperienza cristiana di ciascuno deve diventare anche dono e condivisione. In un mondo di persone che paiono sempre più ripiegate su se stesse, dobbiamo riscoprire la gioia di donare e di donarci. Possiamo trarne immediata soddisfazione, ma è un percorso grandioso anche quando la gioia del dono deve affrontare la prova del sacrificio, nelle occasioni in cui le difficoltà chiudono non solo le palpebre delgli occhi ma anche quelle del cuore».

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