Martinelli: «Sono pentito
E vorrei incontrare l'ostaggio»

«Mi spiace per quello che ho fatto, sono pentito perché ho capito che non era quello il modo di agire per manifestare il mio disagio. E sono pronto a incontrare l'impiegato che ho tenuto in ostaggio». Parla Luigi Martinelli.

«Mi spiace per quello che ho fatto, sono pentito perché ho capito che non era quello il modo di agire per manifestare il mio disagio. E sono pronto a incontrare l'impiegato dell'Agenzia delle Entrate che ho tenuto in ostaggio e l'appuntato che mi ha convinto a lasciar perdere. Ma soprattutto, non volevo far del male a nessuno».

A parlare, per la prima volta e tramite il suo legale, è Luigi Martinelli, l'imprenditore di Calcio che, il 3 maggio scorso, fece irruzione, armato, nella sede di Romano di Lombardia dell'Agenzia delle Entrate, tenendo in ostaggio per quasi sei ore l'impiegato Carmine Mormandi e convincendosi poi a desistere dal vicebrigadiere dei carabinieri Roberto Lorini.

Esattamente da una settimana Luigi Martinelli è tornato nella sua abitazione di Calcio, dopo un mese e mezzo trascorso in cella nel carcere di via Gleno a Bergamo. Mese e mezzo che l'imprenditore di 54 anni ha trascorso serenamente, così come serenamente, a casa, sta ora aspettando l'appuntamento del prossimo 5 luglio, data in cui verrà vagliata la richiesta di patteggiamento a 3 anni di cella chiesta dal suo legale, l'avvocato Giuliano Leuzzi di Roma, messogli gratuitamente a disposizione dal Codacons, e concordata con il pubblico ministero Franco Bettini.

«Martinelli è contento di essere di nuovo con la sua famiglia – spiega l'avvocato –, che non gli ha mai fatto mancare il proprio affetto. In tutte queste settimane si è accorto di aver agito in modo sbagliato, in un momento di sconforto, per un pregresso vissuto che lo ha portato a compiere un gesto deprecabile e isolato. Si è pentito perché si è reso conto di aver agito in modo sbagliato per dimostrare qualcosa che, a suo avviso, era giusto».

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