«L'incendio al treno in stazione?
L'hanno fatto solo per vendetta»

«L'hanno fatto per vendetta c'erano le persone dentro che dormivano e per fortuna sono riuscite a scappare dai finestrini, mente le fiamme divampavano ovunque. Non è una guerra tra pusher, ma un atto intimidatorio conto le forze dell'ordine».

Stazione, piazzale degli Alpini, autolinee. L'area della follia non è gestita a caso, ogni giorno ci passano migliaia di persone, tanti potenziali clienti. Tutto è studiato e progettato per uno dei business più redditizi che da anni prosegue sempre con lo stesso sistema.

Prezzi bassi, buona qualità della droga e manovalanza di piccoli pusher continua (uno arrestato, due rimpiazzati). Ogni tanto qualche rissa, quasi sempre perché gli spacciatori sconfinano. Esiste una mappa non tracciata, ognuno ha la sua zona per vendere.

La mappa dello spaccio «Vedi là in fondo - indica Paolo - vicino al Mc Donald's? Là spacciano gli indiani. Guarda quello grosso e i due vicino a lui. L'altra sera ci ho litigato per una pallina. Devi farti rispettare, ma non sconfinare se no sono guai grossi. Ti puoi beccare una coltellata o bottigliate in testa. Non è mica un gioco. I giardinetti del piazzale degli Alpini sono nostri, siamo in 5-6 ragazzi a vendere. Alle autolinee ci sono i marocchini e qualche tossico italiano, ma ti fregano sempre. Sono dei miserabili. Fuori dalla stazione dei treni invece stanno i neri e i nordafricani, a una certa ora però diventa terra di nessuno».

Lentamente ci avviciniamo alla stazione, gli chiedo se è vero che c'è il racket dei posti letto nei vagoni. «È capitato in passato, poi si è arrivati a un compromesso. Se vuoi dormire dentro i treni devi conoscere qualcuno, altrimenti vai nella zona merci o in qualche giaciglio. Trovi un posticino e ti piazzi tranquillo. La strada ha solo una regola. Rispetta e sarai rispettato».

Paolo «si è fatto» e comincia a raccontare, parla dei vagoni del treno bruciati due settimane fa. «L'hanno fatto per vendetta - dice - c'erano le persone dentro che dormivano e per fortuna sono riuscite a scappare dai finestrini, mente le fiamme divampavano ovunque. Non è una guerra tra pusher, ma un atto intimidatorio conto le forze dell'ordine. Ultimamente i controlli si sono fatti pesanti. Sbirri da tutte le parti, militari, polizia. Giorno e notte pattuglie che girano. Poi la sorveglianza con i cani in stazione è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Si parla di soldi e tanti. Noi piccoli pusher sbarchiamo il lunario per farci da mattina a sera. Chi comanda invece lo fa per il grano. Non mi riferisco solo a quelli della stazione, ma anche ai fornitori, ai grossisti della droga. Non ti immagini che fetta di torta è per loro lo spaccio in questa zona».

Lo scalo merci Allo scalo merci non c'è nessuna vigilanza. Spacciatori a gruppetti. Tossici intontiti vagano senza meta. Regna una calma apparente. ma perché è tutto autogestito. È notte fonda, raggiungiamo una tettoia che ripara un anfratto. Cartoni e coperte, qualche vestito. Pacchetti di sigarette schiacciati e bottiglie di birra capovolte. La casa di Paolo è tutta qua. Pochi metri improvvisati. Si sdraia subito, ha l'espressione sfatta e stremata. «Ora dormo ? dice ?. Mettiti comodo. Domani mattina se non mi trovi non preoccuparti. Torno prima di mezzogiorno. Passo fuori dal Sert. C'è un mio amico che vende Minias e Metadone. Poi ti porto a fare una doccia».

Giovanni Merla

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