Luglio '72: valle sepolta dal fango
Così nacque la protezione civile

Era la sera del 10 luglio 1972: violenti temporali e danni lasciarono il segno. Sono passati 40 anni dall'uragano che si abbatté sulla media Valle Seriana, da Nembro fino a Fiorano, fu una «bomba d'acqua». Miliardi di danni, una vittima, paesi senza luce e telefono.

Era la sera del 10 luglio 1972: si sapeva di violenti temporali e di danni, ma le informazioni erano scarse. La notizia arrivò in redazione sul tardi. L'uragano che quarant'anni fa si abbatté sulla media Valle Seriana, da Nembro fino a Fiorano, fu una «bomba d'acqua», del tutto simile a quella che ha provocato i disastri di Genova e delle Cinque Terre.

Miliardi di danni, una vittima, paesi senza luce e telefono, l'acqua distribuita con le autobotti, vaccinazioni per prevenire un'epidemia di tifo. Mai in valle si era assistito a un tale disastro. Bisognava andare indietro nei secoli, al disastro di Gromo del 1666 che cancellò ogni traccia dell'antica attività mineraria con decine di magli e di officine.

Fu a seguito di questo evento e, in particolare, dopo l'alluvione del settembre 1979 in Val Calepio e in Val Cavallina che nella Bergamasca furono gettate le basi della protezione civile volontaria degli alpini.

Il direttore de «L'Eco di Bergamo», monsignor Andrea Spada, lanciò un appello agli alpini perché si costituissero in ogni paese delle «squadre di soccorso» per far fronte a tali calamità. Leonardo Caprioli, presidente della sezione Ana di Bergamo, rispose subito. Le penne nere erano pronte.

Su L'Eco di Bergamo del 9 luglio due pagine dedicate all'anniversario di quella tragedia

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