Bergamaschi malati di spread
Pillole antiansia: +40% di vendite

Crisi, borse a picco, spread che sale e scende come un elastico: alzi la mano chi, di questi tempi, pur non facendo il mediatore finanziario e pur non avendo alcunché da investire a Piazza Affari, non sia stato colpito da un senso di oppressione al petto leggendo un giornale.

Crisi, borse a picco, spread che sale e scende come un elastico: alzi la mano chi, di questi tempi, pur non facendo il mediatore finanziario e pur non avendo alcunché da investire a Piazza Affari, e spesso pur non comprendendo un'acca di termini economici, non si sia sentito stringere la gola o colpito da un senso di oppressione al petto leggendo un giornale, ascoltando un tiggì, facendo zapping tra un talkshow e l'altro.

Ebbene, ora c'è una prova in più ad avvalorare la tesi che quando i tempi economici si fanno difficili, il cosiddetto «dolore psichico» aumenta, all'interno della società: la prova arriva da un lavoro di ricerca, fatto «a titolo personale e senza dubbio empirico, ma può essere un indicatore sociologico interessante» dal presidente dell'Ordine dei farmacisti di Bergamo, Giorgio Locatelli.

Detto in sintesi, il succo della ricerca è che nella Bergamasca, sulla media del 70% dei consumi provinciali di ansiolitici, antidepressivi, tranquillanti, la vendita di questi preparati farmaceutici è scesa del 20-30% in coincidenza di uno spread ribassato, mentre arrivava a picchi del 40%, in particolare di ansiolitici, in periodi di spread in forte risalita, o di tensione dei mercati.

«Ci tengo a sottolineare che l'intento di questa piccola ricerca non era e non è certo quella di seminare allarmismo tra la gente, anzi. È piuttosto un tentativo di dimostrare come la società tutta dovrebbe cercare di attrezzarsi per alleviare il dolore psichico che è sempre più diffuso e che si tende a trascurare.

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di domenica 15 luglio

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