Moro indagato anche per truffa
Sotto tiro cena pagata da Floccari

Marcello Moro la sera di San Valentino del 2011 era a cena al ristorante Cantalupa di Brusaporto con la propria moglie, l'ex attaccante dell'Atalanta Sergio Floccari e futura consorte. Affari suoi? Mica tanto, se verrà dimostrato il sospetto della Procura che sta indagando su di lui.

Marcello Moro la sera di San Valentino del 2011 era a cena al ristorante Cantalupa di Brusaporto con la propria moglie, l'ex attaccante dell'Atalanta Sergio Floccari e futura consorte. Affari suoi? Mica tanto, se verrà dimostrato il sospetto della Procura che sta indagando su di lui.

Perché, stando gli accertamenti, il conto - più di mille euro - sarebbe stato pagato con la carta di credito del calciatore, ma poi Moro si sarebbe impossessato dello scontrino e avrebbe chiesto e ottenuto il rimborso dal Consorzio di bonifica della media pianura bergamasca, l'ente pubblico di cui è presidente.

Spese di rappresentanza, è la giustificazione addotta. Truffa aggravata è il reato configurato da chi indaga. Quello dei rimborsi è uno dei nuovi filoni fioriti nell'inchiesta in cui Moro era precipitato, da assessore al Personale del Comune di Bergamo, dopo le rivelazioni dell'imprenditore Pierluca Locatelli, il quale aveva raccontato di avergli versato una mazzetta da 50 mila euro.

Il politico, che ha sempre negato gli addebiti, risulta indagato per corruzione insieme allo stesso Locatelli. Ma lo spettro dei reati ipotizzati si è ultimamente allargato. Per via dei presunti rimborsi «taroccati», gli è ora contestata la truffa aggravata.

C'è poi l'episodio della firma fasulla per la nomina del direttore generale del Comune, che gli è valso una nuova contestazione: falso materiale e ideologico in concorso con la segretaria dell'assessorato che aveva firmato al suo posto.

E, infine, c'è un abuso d'ufficio che rimane nel vago dal punto di vista mediatico, dal momento che fatica a filtrare dal riserbo degli inquirenti. Nei giorni scorsi i finanzieri hanno sequestrato i pc di Moro, uno all'assessorato, l'altro nella sede del Consorzio di bonifica: è dall'esame dei file che potrebbero giungere nuovi spunti per l'inchiesta.

«Premesso che preferisco vedere le carte per capire che cosa mi si addebita di preciso - si difende Moro -, se l'episodio risultasse vero, potrebbe essere un errore dovuto a una mia svista. Per conto del Consorzio sono fuori a cena e a pranzo quasi quotidianamente e può darsi che abbia inserito nelle richieste di rimborso lo scontrino sbagliato».

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