Il catechista ammette un debole
per l'allievo ma nega le violenze

«Quando torno a casa? I carabinieri mi hanno detto che sarei rimasto in carcere solo un giorno». All'avvocato Rocco Gargano, ha fatto tenerezza il catechista di 54 anni, celibe, arrestato lunedì per atti sessuali e violenza sessuale su minore.

«Quando torno a casa? I carabinieri mi hanno detto che sarei rimasto in carcere solo un giorno». All'avvocato Rocco Gargano, ha fatto tenerezza il catechista di 54 anni, celibe, commesso in una farmacia e residente in un paese dell'hinterland con gli anziani genitori, arrestato lunedì per atti sessuali e violenza sessuale su minore. Il tenore delle domande era quello di uno che non ha ben capito la gravità dei fatti che gli sono contestati. Comportamento in linea con il profilo psicologico emerso in questi giorni di vicissitudini giudiziarie: un uomo semplice, che a volte non si rende conto di essere cresciuto.

Venerdì 20 luglio, durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip Giovanni Petillo, s'è difeso spiegando che quei baci, le carezze, i palpeggiamenti a tre quindicenni del paese facevano parte della sua espansività, che si comportava così con tutti, anche con gli adulti, chiamando «amore mio», dando pacche sulle spalle e abbracciando pure gente a malapena conosciuta (in paese sono in molti a giurare che era davvero così la sua indole, ma questo non è sufficiente a cancellare le contestazioni).

Le uniche ammissioni le ha concesse a riguardo del ragazzino che l'ha poi denunciato. Con lui, ha raccontato, c'era un affetto particolare e, sì - ha confidato -, in diverse occasioni erano scattati baci appassionati, palpeggiamenti nelle parti intime, ma nulla di più (ha respinto l'addebito di una violenza sessuale).

Gli episodi, secondo l'accusa, sarebbero avvenuti tra il settembre 2010 e il novembre scorso, solitamente dopo le lezioni di catechismo, con il commesso che concedeva l'onore del volante ai minorenni nel tragitto verso casa. A volte si finiva dalle parti della Maresana: è qui, mentre il cinquantaquattrenne e il ragazzino erano nell'abitacolo, che sarebbero avvenute le molestie.

Il catechista ha raccontato che all'inizio il rapporto col quindicenne era come quello tra un padre e un figlio, perché in lui era nato l'istinto di protezione verso quel ragazzino che stava troppo spesso sulle sue. Il sentimento s'era poi trasformato in un affetto molto profondo e il dubbio tra chi indaga era che l'adulto fosse pure diventato geloso, quando il ragazzo s'era messo a frequentare più assiduamente la fidanzatina.

È credibile quanto ha raccontato il cinquantaquattrenne? Merita, dopo la parziale ammissione, una misura cautelare più attenuata, come gli arresti domiciliari invocati dall'avvocato Gargano? Oppure, come sostiene il pm Carmen Santoro, continuano a sussistere i pericoli di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove? Il gip Petillo s'è preso qualche giorno per decidere.

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