«Non siamo Bancomat»
Giovedì 230 farmacie in sciopero

È protesta aperta contro la spending review: le farmacie italiane scendono sul piede di guerra e giovedì 26 luglio tutte le private (che sono la maggior parte), escluse quelle di turno, chiuderanno le porte. E a Bergamo sono almeno 230 le aderenti alla serrata.

È protesta aperta contro la spending review: le farmacie italiane scendono sul piede di guerra e giovedì 26 luglio tutte le private (che sono la maggior parte), escluse quelle di turno, chiuderanno le porte. E a Bergamo sono almeno 230 le aderenti alla serrata, tenendo conto di quelle comunali o di turno che resteranno aperte.

«Lo stiamo dicendo da tempo: non possiamo essere usati dallo Stato e dal governo come se fossimo Bancomat. Siamo una realtà già pesantemente colpita dalla crisi, non si può arrivare ad aumentarci di oltre un punto e mezzo, aggiunto già al 9% che attualmente pratichiamo, lo sconto sul prezzo dei farmaci venduti con ricetta rossa. In sostanza, arriveremo a coprire noi per quasi il 12% il prezzo dei farmaci, facendo così risparmiare lo Stato: il fatto è che per alcuni prodotti, e il cittadino non se ne accorge perché il resto del costo è coperto dal Servizio sanitario nazionale noi lavoriamo in perdita. E se la situazione non cambierà, questo sarà solo l'inizio di una lunga serie, e più incisiva anche, di proteste di categoria».

Non ha peli sulla lingua Gianni Petrosillo, presidente di Federfarma Bergamo nell'annunciare la mobilitazione delle farmacie private nella Bergamasca, come in tutta Italia. «La rete delle farmacie italiane - dicono gli organizzatori nazionali della protesta - rappresenta un servizio di eccellenza per i cittadini con un presidio sanitario capillare sul territorio, con laureati al banco, turni di guardia di 24 ore e festivi, reperibilità immediata dei farmaci tramite una rete logistica sofisticata. Si tratta di uno dei pochi settori virtuosi della sanità pubblica, che rispetta ogni anno il tetto di spesa prefissato».

Nonostante questo, aggiungono, «il decreto governativo sulla spending review ha aumentato pesantemente il contributo che le farmacie versano allo Stato per la distribuzione dei farmaci previsti dal Servizio sanitario nazionale. Si procede dunque nella politica degli ultimi anni, fatta di tagli continui e indiscriminati alle farmacie, che non accettano più di essere ancora chiamate a pagare per gli sprechi e le inefficienze di altri settori della sanità».

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