Lo sciopero determina il caos
Pendolari ancora presi in giro

A causa dello sciopero di otto ore di giovedì 26 luglio, i pendolari hanno dovuto vivere l'ennesima giornata da incubo con treni che dovevano partire e non sono partiti. Tra le tante email inviate in redazione, ne pubblichiamo una che spiega molto bene cosa sia successo.

«Buonasera, scrivo dopo un viaggio di ritorno verso casa che è stato tra i più rocamboleschi della mia giovane vita da pendolare. Giovedì 26 luglio sciopero di 8 ore, dalle 9 alle 17, indetto dal sindacato OR.S.A. E fin qui nulla di straordinario...»

«Ormai sono più i giorni di sciopero che quelli di normale routine (pardon, la routine sono gli scioperi!). Mi sta bene che fosse giorno di sciopero, mi sta bene sedere su treni più sporchi che puliti, mi sta bene congelare a causa dell'aria condizionata al mattino presto (treni 6.02 e 6.32 per Milano Centrale e Milano Porta Garibaldi rispettivamente) e fare la sauna il pomeriggio tardi (17.25 e 18.10 da Milano Porta Garibaldi e Milano Centrale rispettivamente), mi stan bene alcuni "rispettabili" ritardi, e potrei continuare...».

«Ma non mi sono mai sentita presa in giro come stasera (giovedì 26, ndr), mai, da quando ho cominciato a poggiar piede su un treno regionale, e sono oramai 4 anni. Sopporto di tutto ma la disinformazione in cui i viaggiatori vengono lasciati perennemente non posso più accettarla».

«Vengo al dunque. Essendo a conoscenza di questo sciopero, decido di uscire dal luogo dove lavoro a Milano alle 16.45 per recarmi con la metropolitana alla stazione di Milano Porta Garibaldi per prendere il treno delle 17.25 (regionale 10809, transita a Milano Lambrate alle 17.49). Del resto lo sciopero terminava alle 17 (o no??!)».

«Il tabellone a Milano Porta Garibaldi segnala che il treno è pronto al binario 12, senza ritardo alcuno. Salgo. Alle 17.25, viene segnalato un ritardo di 10 minuti, e dopo altri 10 minuti, un ritardo di 20. Ma dopo venti minuti il treno è ancora fermo. Una signora parla col personale che la informa che il treno non partirà e le suggerisce di prendere il treno delle 18.10 da Milano Centrale (regionale 2631, transita a Milano Lambrate alle 18.19)».

«Scendiamo tutti, chi va incontro al suo destino e chi, come me, prende di nuovo la metropolitana. Vedo molti dei miei "compagni di sventura" scendere alla stazione della metropolitana di Milano Centrale. Io decido di proseguire per quella di Lambrate, dove comunque transitano tutti i treni della linea. Uno riuscirò a prenderlo!».

«Beata ingenuità. Arrivata in stazione alle 18, il tabellone indica il treno delle 17.49 da Porta Garibaldi con un ritardo di 20 minuti (ma non avevan detto che lo sopprimevano? Verba volant...). Nell'attesa il ritardo incrementa: 30, 40, fino ai 60 minuti. E poi compare sul tabellone il treno delle 18.19 da Milano Centrale, previsto in arrivo con un ritardo di 20 minuti. Infine, alle 18.25, il 18.19 viene cancellato».

Parte una infinita sequela di improperi che convertono magicamente la scritta "Cancellato" in un ritardo di 60 minuti. Dal servizio via sms di My-Link, nulla di concreto. Non avendo la minima intenzione di rimanere con le mani in mano in balia dei volubili signori di Trenord che evidentemente non riuscivano a decidersi ("Li facciamo partire o no? E con che ritardo? 10, 20... Ma sì dai, 60 minuti! Anzi, no!"), mi arrendo all'evidenza».

«Riprendo la metropolitana, scendo a Cadorna , attendo un quarto d'ora e salgo sul pullman della NET che arriva a Bergamo. Fortunatamente personale in servizio (non si sa mai...). E fortunatamente ho l'abbonamento di Io Viaggio in Lombardia, se no quanti biglietti avrei dovuto prendere?».

«Non ho idea di cosa ne sia stato dei pendolari bergamaschi che hanno continuato ad attendere a Lambrate (e a Milano Porta Garibaldi e a Milano Centrale) e non ho idea delle condizioni in cui han dovuto viaggiare per tornare a casa dopo una giornata di lavoro. Personalmente stavolta non potevo tollerare oltre d'essere la marionetta attrice e spettatrice di questa rappresentazione così malgestita dai burattinai in questione».

«Chiedo scusa per questa mail "indecorosa" scritta dopo 4 ore di viaggio per tornare a casa (come se le solite 2 per fare 50 km non fossero sufficienti...). Perdonatemi se non altro per la stanchezza di questo (soprav)vivere. Termino qui, ho scritto troppo. Ma un'ultima cosa, per sdrammatizzare, la voglio aggiungere: mia zia, un tempo pendolare, mi dice sempre: "I pendolari avranno un posto sicuro in Purgatorio". Beh, non è poco. Cordiali saluti a tutta la redazione!».

Daniela

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