Moro, la verità di Palazzo Frizzoni
S. Agostino, accordo vantaggioso

Il sindaco l'ha annunciato come il «giorno della verità». Stasera, alle 18, l'avvocato del Comune, Vito Gritti, presenta la relazione che vuol far chiarezza definitiva sulla transazione per i lavori di recupero di una parte del complesso monumentale di Sant'Agostino.

Il sindaco l'ha annunciato come il «giorno della verità». Stasera, alle 18, nella conferenza dei capigruppo, alla presenza dello stesso Tentorio, l'avvocato del Comune di Bergamo Vito Gritti presenta la relazione che intende fare chiarezza definitiva sulla transazione per i lavori di recupero di una parte del complesso monumentale di Sant'Agostino. L'appalto tirato in causa dall'imprenditore Pierluca Locatelli come oggetto di una tangente all'ex assessore Marcello Moro, ora autosospesosi.

La tesi dell'avvocato Gritti è che la transazione (che chiudeva con il pagamento di 800 mila euro, comprensivi di interessi e rivalutazione, la controversia insorta con la società Baldassini Tognozzi di Firenze, vincitrice dell'appalto poi subappaltato alla Locatelli) sarebbe stato il modus operandi più «vantaggioso e favorevole», oltre che corretto, per l'amministrazione comunale. Il motivo? «Perché teneva conto sia delle pretese già oggetto di causa civile sia di quelle ancora da azionare, il tutto per un importo minore a quello valutato dal consulente tecnico d'ufficio (Ctu) nella causa civile», si legge nelle carte.

Nella relazione, l'avvocato Gritti spiega anche perché si sia considerato come punto di riferimento per la decisione del Comune la prima perizia del Ctu, depositata il 20 settembre 2007, e non la seconda, risalente al giugno 2009. La prima - che ha determinato in 919.397 euro (nell'ipotesi più favorevole) e in 1.158.100 euro (nell'ipotesi meno favorevole) le somme che l'amministrazione comunale avrebbe dovuto riconoscere all'impresa - infatti, teneva conto anche delle «pretese» non ancora oggetto di giudizio, ma che l'impresa (a dire del Comune) avrebbe inevitabilmente avanzato.
Le determinazioni della seconda perizia, invece, ammontavano a 492.806 euro nell'ipotesi più favorevole per le casse comunali, di 638.665 nell'ipotesi meno favorevole, ma, su specifica richiesta del giudice, si riferisce solo al «petitum», ovvero all'oggetto della causa, senza prevedere gli scenari di un'eventuale seconda causa.

Per questo, l'avvocatura del Comune ha ritenuto il primo elaborato «la più corretta base di valutazione della transazione – scrive Gritti nella relazione, presentando così la soluzione ritenuta più opportuna e conveniente per chiudere il contenzioso con la società – perché riguardava non solo le domande pendenti al Tribunale di Bergamo, ma già tutte le pretese che l'appaltatore avrebbe potuto avanzare». La stessa transazione, quindi, ha per oggetto tutte le riserve dell'impresa, anche quelle che non erano oggetto della lite pendente e che lo sarebbero state in un secondo momento.

Basterà questa tesi per dimostrare che il Comune ha agito correttamente? Alcuni dubbi restano. Primo: in Giunta e in Consiglio comunale (che ha approvato all'unanimità la decisione della transazione) è stata comunque sempre e solo presentata una sola perizia, la prima, senza fare mai accenno alla seconda, con valori compresi tra i 492 mila e i 638 mila euro, e quindi inferiore. I consiglieri comunali, quindi, si sono espressi sulla convenienza della transazione avendo sotto mano una documentazione parziale. Secondo: l'avvocato Vito Gritti, responsabile dell'ufficio legale di Palafrizzoni, stasera presenta la relazione che dovrebbe dimostrare la buona gestione della res pubblica da parte di Palafrizzoni.

Ma è lo stesso avvocato che Pierluca Locatelli cita agli inquirenti, durante gli interrogatori. Locatelli, infatti, ha sostenuto di aver versato una tangente di 50 mila euro a Marcello Moro perché favorisse il pagamento di alcuni lavori nel complesso architettonico di Sant'Agostino, aggiungendo che ne avrebbe dovuta consegnare una seconda di pari importo. Stando alla ricostruzione dell'imprenditore Locatelli, Moro avrebbe detto che la seconda mazzetta sarebbe andata proprio all'avvocato Gritti, perché, in qualità di responsabile dell'avvocatura comunale, avrebbe potuto facilitare il pagamento stabilito dalla transazione per chiudere il contenzioso tra Comune e Baldassini Tognozzi. Ma gli inquirenti su questo punto vanno cauti: l'avvocato Gritti, che ha già negato la circostanza e su cui il sindaco «mette la mano sul fuoco», non risulta indagato.

Benedetta Ravizza

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