A Nembro si ricorda Marcinelle:
lacrime alla commemorazione

Applausi, pacche sulle spalle, ma anche lacrime fra le tante persone che martedì mattina hanno salutato gli emigranti nembresi che hanno partecipato alla «Festa dell'emigrante», organizzata per il 17° anno dall'associazione Emigranti nembresi.

Applausi, pacche sulle spalle, ma anche lacrime fra le tante persone che martedì mattina hanno salutato gli emigranti nembresi che hanno partecipato alla «Festa dell'emigrante», organizzata per il 17° anno dall'associazione Emigranti nembresi.

Una trentina gli emigranti: alcuni in divisa da minatore, quella che usavano nelle miniere di carbone di Charleroi e Marcinelle, in Belgio; altri con in mano la lampada ad acetilene, ricordo delle giornate buie trascorse nelle miniere; altri ancora dalla Svizzera, dove hanno fatto i cavatori di pietre o i muratori per costruire le gallerie del San Bernardino.

Tutti commossi, soprattutto alcune vedove, anche loro con il fazzoletto dell'associazione al collo, quando al rintocco di una campanella (proveniente da Charleroi) sono stati letti i nomi dei 136 minatori italiani morti nelle viscere di Marcinelle, in quell'immane tragedia che l'8 agosto 1956 provocò la morte di 262 persone.

«Commossi per i tanti amici perduti – ha detto Lino Rota, responsabile con la moglie Mariuccia Abondio dell'associazione Emigranti nembresi –. Ma anche per le sofferenze patite nelle baracche dei minatori, per il buio nelle mine, che era l'unico colore che si vedeva a 500 metri di profondità, per gli anni lontani da casa. Ma siamo ugualmente felici, perché ancora una volta ci ritroviamo insieme nella nostra Nembro fra i nostri parenti. Molti, poi, rivedono la casa che li ha visti nascere, nei quartieri di un tempo, come Piazzo, Carso, Vaticano, Borgo e Cimaborgo». Ma da qualche anno vengono alla festa anche ex minatori di altre regioni d'Italia, amici degli amici, persone che si sono conosciute in Belgio e che mantengono ancora forti legami di amicizia.

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