«A Kinshasa fra i bimbi di strada»
Le vacanze del volontario di Azzano

Da Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) arriva il racconto di un bergamasco, Mario Pozzi, di Azzano San Paolo, in missione umanitaria con l'Opera Don Guanella, impegnato nel recupero e nel reinserimento dei bambini di strada nelle loro famiglie.

Da Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) arriva la foto di un bergamasco, Mario Pozzi, in missione umanitaria, impegnato nel recupero e nel reinserimento dei bambini di strada nelle loro famiglie.

«Qui la passione per la nostra Atalanta ha contagiato con entusiasmo i ragazzi - scrive Pozzi - ed assieme a Michela, altra volontaria di Bergamo abbiamo fatto questo scatto».

Mario Pozzi, 45 anni, è cresciuto ad Azzano San Paolo dove tuttora vivono i suoi famigliari. Si è poi trasferito a Como dove si è sposato. Ora svolge la professione di falegname all'interno di una realta sociale che accoglie ragazzi in stato di disagio (minori abbandonati, disabili, ex detenuti).

«Questa realta è l'Opera don Guanella che si occupa da più di cent'anni di problematiche sociali sia in Italia che in altri Stati esteri di cui l'Africa - continua Pozzi -. La formazione sul lavoro è un elememto altamente educativo che riesce a ridare dignità alla persona. Da 15 anni a Kinshasa i Padri Guanelliani hanno 5 centri residenziali dove ospitano circa duecento ragazzi provenienti dalla strada, ragazzi che altrimenti visto la situazione del posto sarebbero condannati alla fame o peggio alla morte».

«In una citta di 10 milioni di abitanti più del 50% hanno meno di 15 anni e molti di loro vivono fin dall'eta di 5 anni sulla strada, cercando di procurarsi da mangiare con piccoli lavoretti o furti. I Padri Guanelliani nel tempo hanno aperto tre atelier, una panetteria, un laboratori di sartoria ed una falegnameria. Con l'aiuto di volontari come me che spesso ci rechiamo lì, abbiamo istituito dei corsi di formazione professionale per circa 40 ragazzi con l'intento poi di inserirli nelle realta produttive della zona. L'intento è quello di prima di tutto alfabetizzarli, insegnarli un mestire, per dar loro uno strumento di sostentamento per il futuro. La seconda fase è cercare (qui non è facile) di risalire alle loro famiglie per fare un percorso graduale di reinserimento. Ecco il motivo dei miei viaggi in congo , terra purtroppo dimenticata da tutti dove la vita media è di circa 40 anni».

Su www.guanelliani.org le opere caritatevoli che i padri guanelliani svolgono in tutto il mondo.

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