Una vita in fuga dalla Giustizia
«Adesso però la inseguo io»

Sono passati trent'anni dal clamoroso rapimento in Olanda di Antonia Van der Valk, moglie di un magnate degli alberghi. Durò tre settimane (dal 27 novembre 1982 al 17 dicembre 1982) e fruttò ai sequestratori qualcosa come dieci miliardi di vecchie lire.

Sono passati trent'anni dal clamoroso rapimento in Olanda di Antonia Van der Valk, moglie di un magnate degli alberghi. Durò tre settimane (dal 27 novembre 1982 al 17 dicembre 1982) e fruttò ai sequestratori qualcosa come dieci miliardi di vecchie lire.

Un colpo da professionisti, con una rete di complici e basisti sparsi tra Olanda, Germania e Belgio. Per prenderli scesero in campo le polizie di mezza Europa e in poco tempo si scoprì che la «firma» del rapimento era quasi tutta bergamasca: una «colonia» di pregiudicati molto noti dalle nostre parti che aveva passato il confine per sfuggire a mandati di cattura o alla pressione delle forze dell'ordine. E che non aveva perso le vecchie abitudini.

Trent'anni dopo uno di loro, Gianfranco Consoli, che negò sempre di aver preso parte a quel sequestro per il quale fu condannato (non dall'Olanda, ma dall'Italia) a 13 anni, è ancora in cerca di giustizia. «Una condanna ingiusta nel merito e nel diritto - dice - e voglio che la giustizia italiana lo riconosca. Per questo presenterò la domanda di revisione del processo».

Per chi ha qualche conoscenza della cronaca nera degli anni Settanta e Ottanta è difficile che il nome di Consoli - ora un uomo libero - suoni indifferente: era noto come la Primula rossa della Val Cavallina (è di Zandobbio) per la sua capacità di sfuggire alle forze dell'ordine e di evadere.

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