«Io, ferito in Afghanistan
Grazie del vostro aiuto»

Un grande esempio di senso del dovere, di amore per la Patria, di forza e determinazione per costruire un futuro migliore anche in condizioni di grande difficoltà: è stato presentato sabato 15 settembre al Centro Congressi il libro «La Patria chiamò»

Un grande esempio di senso del dovere, di amore per la Patria, di forza e determinazione per costruire un futuro migliore anche in condizioni di grande difficoltà: è stato presentato sabato 15 settembre al Centro Congressi il libro «La Patria chiamò» (Mursia Editore) scritto da Luca Barisonzi, caporal maggiore degli alpini, croce d'onore e medaglia d'oro al valor civile.

Nell'autobiografia-diario il giovane alpino, 21 anni, racconta la sua esperienza militare e soprattutto l'attentato subito il 18 gennaio 2011 in Afghanistan, dove era in missione e a seguito del quale è rimasto paralizzato; nello stesso attentato perse la vita il caporalmaggiore Luca Sanna.

Alla presentazione del volume, organizzata dall'Officina delle idee, hanno partecipato, oltre all'autore, Carlo Saffioti, presidente dell'associazione e vice presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Carlo Macalli, presidente Ana Bergamo, e Piermario Marcolin, presidente Cai Bergamo. Erano presenti, tra gli altri, il prefetto Camillo Andreana, il parlamentare Pdl Gregorio Fontana e il vicesindaco Gianfranco Ceci.

L'Ana nazionale ha lanciato nel 2011 una sottoscrizione per raccogliere i fondi necessari per la costruzione di una casa domotica adatta a Luca: l'abitazione è stata realizzata in breve tempo a Gravellona Lomellina e consegnata nel maggio scorso. Anche la sezione Ana di Bergamo ha sostenuto il progetto economicamente e con squadre di volontari.

Luca, ha rimarcato Saffioti, «è diventato un eroe anche per il comportamento tenuto dopo l'attentato, per la forza, la capacità e la determinazione con cui vuole continuare a dare il proprio contributo alla famiglia, alla comunità, alla patria. È l'esempio di chi non si è arreso di fronte ad una menomazione e di chi ha creduto e crede nella patria».

Luca ha sottolineato il suo impegno «per essere ancora oggi un buon alpino. Continuo a credere nel mio Paese. Ognuno di noi dovrebbe sentirsi almeno un po' orgoglioso del proprio Paese: spesso le cose vanno male perché ci si piange addosso. Spesso basta rimboccarsi le maniche e darsi da fare. Voler bene al proprio Paese è uno dei sentimenti più belli».

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