Valanga in Nepal: è tragedia
Tra i morti il milanese Magliano

Una valanga sull'ottava cima del mondo, il monte Manaslu, in Nepal, ha travolto domenica 23 settembre un gruppo di scalatori. Tra le vittime il milanese Alberto Magliano. Simone Moro, che aveva scalato il Vinson con Magliano nel 2005, non era in Nepal in quel momento. Bilancio agghiacciante.

Una valanga sull'ottava cima del mondo, il monte Manaslu, nel Nord ovest del Nepal, ha travolto domenica 23 settembre un gruppo di scalatori uccidendone - il bilancio è gravissimo e in continua evoluzione - almeno 13. Tra i morti anche l'alpinista milanese Alberto Magliano. Dodici sarebbe stato salvati.

Altri scalatori italiani, c'era anche Marco Confortola, che si trovavano in un campo base del monte Manasnu colpito da una valanga sono invece incolumi. Le fonti di polizia nepalese avevano parlato inizialmente di almeno due morti e tredici dispersi, ma il quadro è diventato con il trascorrere dei minuti ben più tragico. A tal proposito c'è da registrare l'agghiacciante testimonianza di Mondinelli: «Ho contato almeno 13 morti fuori dalla valanga, ma è probabile che ce ne siano ancora altri sotto».

Secondo quanto riferito da Mondinelli in una telefonata ad Agostino Da Polenza la valanga è stata provocata dal crollo di un seracco ed è finita sulle tende del campo 3 del Manaslu, a circa 7 mila metri di quota. È avvenuto prima dell'alba, quando gli alpinisti si trovavano ancora dentro le tende.

La massa di neve ha trascinato a valle tutto il campo. Mondinelli era in tenda con Cristian Gobbi ed entrambi sono rotolati per circa 300 metri lungo il pendio della montagna prima di essere sbalzati fuori dalla slavina: se la sono cavata con qualche contusione.

Magliano era invece in tenda con lo sherpa ed entrambi sono fatalmente rimasti sepolti sotto la neve. «Probabilmente la tenda di Alberto - ha spiegato Mondinelli - era più pesante della nostra dato che conteneva anche delle bombole di ossigeno e quindi il peso le ha impedito di saltar fuori dalla slavina».

Mondinelli e Gobbi sono quindi riusciti a recuperare degli scarponi in mezzo alla neve e, dopo aver dato l'allarme e prestato i primi soccorsi ai feriti, sono scesi al campo base dove era rimasto Marco Confortola. In questo momento sul luogo dell'incidente stanno operando 4-5 elicotteri del soccorso nepalese.

Oltre ai membri della spedizione italiana, al campo 3 si trovavano numerosi alpinisti di varia nazionalità di spedizioni commerciali. Mentre la salma dello sherpa è già stata portata a valle, quella di Magliano sarà recuperata e condotta al campo base nella serata di domenica oppure lunedì.

La Farnesina, attraverso il Consolato a Katmandu, si è immediatamente attivata e segue la vicenda, in contatto con il personale preposto ai soccorsi e con le autorità di polizia locali per assicurare ogni possibile assistenza agli italiani parte della spedizione di alpinisti sull'Himalaya.

L'alpinista bergamasco Simone Moro, che per un paio di volte all'anno dà il suo contributo in Nepal come elicotterista per soccorrere chi è in difficoltà sulle cime himalayane, non si trovava in quel momento in Nepal. Moro conosceva però bene Magliano - 66enne di origine triestina - perché insieme a lui aveva scalato nel 2005 (arrivando in cima proprio il giorno di Natale) la più alta vetta dell'Antartide, il monte Vinson, 4.897 metri.

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