Piano regionale valli alpine al via
Contro cementificazione e dissesto

Uno strumento di crescita e sviluppo per il territorio, condiviso con tutte le parti interessate, che vengono rese partecipi della sua messa a punto. I soggetti coinvolti sono, oltre a 45 Comuni, di cui 41 dell'Alta Valle Brembana e della Valle Seriana.

Uno strumento di crescita e sviluppo per il territorio, condiviso con tutte le parti interessate, che vengono rese partecipi della sua messa a punto. I soggetti coinvolti sono, oltre a 45 Comuni, di cui 41 dell'Alta Valle Brembana e della Valle Seriana e 4 della Valsassina, le due Province di Lecco e Bergamo, il Parco delle Orobie bergamasche e tre Comunità montane (Valle Brembana, Valle Seriana e Valsassina-Valvarrone).

È il Piano territoriale regionale d'area delle Valli Alpine (Ptra Orobie bergamasche e Altopiano Valsassina), di cui la Giunta regionale ha deliberato l'avvio del procedimento di approvazione, su proposta dell'assessore al Territorio e urbanistica, Daniele Belotti.

COINVOLTA UNIVERSITA' DI BERGAMO - Il Piano, presentato a sindaci e rappresentanti degli enti coinvolti a Bergamo lo scorso 5 maggio, entra ora in una fase di consultazione e condivisione da parte dei soggetti pubblici e privati interessati. Per redigere questo Piano, previsto dalla legge 12 del 2005 e individuato dal Piano Territoriale Regionale come approfondimento di maggior dettaglio di un ambito territoriale sotto il profilo dello sviluppo socioeconomico, saranno messi a disposizione dei Comuni di quest'area - tutti per lo più molto piccoli - tecnici regionali e dell'università di Bergamo.

PTRA, OCCASIONE DI CRESCITA DA COSTRUIRE INSIEME - «Nulla sarà calato dall'alto - ha detto l'assessore Belotti -. Il Piano sarà, al contrario, il frutto della partecipazione e della collaborazione degli enti locali e territoriali. Obiettivo: definire un nuovo modello di sviluppo, che valorizzi le Orobie bergamasche e l'altopiano della Valsassina, esaltando le loro peculiarità e risorse e dando vita a un nuovo ordine urbano e a nuovi scenari di sviluppo».

«Perché - ha proseguito Daniele Belotti - con le seconde case abbiamo raggiunto il limite. Il territorio è già stato pesantemente compromesso da questa ormai superata tipologia di turismo e lo sviluppo futuro delle valli bergamasche e della parte montana della provincia di Lecco, non dovrà più passare per la villetta in montagna "svenduta" in televisione: questo non dovrà e non potrà essere più elemento trainante di un sano sviluppo».

Peculiare la dimensione dei 45 Comuni: di questi ben 30 hanno una popolazione inferiore a 1.000 abitanti (dati Istat 2011) e 8 di loro hanno addirittura meno di 200 abitanti. «Questo piano d'area - ha ribadito ancora una volta l'assessore Belotti - non è un Pgt e non impone vincoli, ma rappresenta un'opportunità per perseguire uno sviluppo ordinato e una crescita più omogenea e moderna, riordinando lo sviluppo turistico e preservando l'identità dei territori e del loro tessuto economico "tipico"».

PIANIFICAZIONE ATTENTA E SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA - «Si è costruito tanto, troppo - ha proseguito Belotti - e in molti casi, purtroppo, anche male. Il dato di utilizzo medio delle seconde case - 17/20 giorni l'anno - è desolante. Dobbiamo quindi puntare a uno sviluppo più omogeneo e duraturo, che costituisca le basi di un'economia interna in grado di offrire possibilità di lavoro e crescita ai residenti, che punti a evitare lo spopolamento e attiri nuovi abitanti».

E proprio tra gli obiettivi fondamentali del documento figura l'impegno a garantire servizi minimi e occasioni di sviluppo per favorire la permanenza nella valli della popolazione autoctona, oltre che per attirare chi, in presenza di determinate condizioni, voglia tornare a risiedere in montagna.

IMPEDIRE DISSESTO IDROGEOLOGICO - «Dobbiamo impedire che l'ambiente venga sfruttato in modo indiscriminato, anche perché la prima forma di prevenzione del dissesto idrogeologico, è la pianificazione attenta. Con i sindaci - ha concluso l'assessore - lavoreremo anche e soprattutto per semplificare le norme. Attueremo un processo di ascolto, un lavoro di approfondimento dei bisogni del territorio, per arrivare, entro un paio d'anni, a fissare i paletti necessari per una crescita sana, ove la qualità dell'ambiente e del paesaggio non siano messi in discussione da scelte urbanistiche penalizzanti».

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