Nuovo ospedale, un ultimatum
arriva dalle ditte creditrici

L'ultimatum via email: «Vi chiediamo di definire entro questa settimana la data per la procedura di cessione del credito in sede notarile». Firmato l'associazione alla quale si sono affidate le aziende non pagate per i lavori nel nuovo ospedale.

L'ultimatum è arrivato con un'email al direttore generale dei Riuniti, Carlo Nicora: «Vi chiediamo di definire entro questa settimana la data per la procedura di cessione del credito in sede notarile». Firmato: Liberi imprenditori associati (Lia), cioè l'associazione alla quale si sono affidate diverse aziende che non sono state pagate per i lavori eseguiti nel nuovo ospedale in subappalto alla Dec di Bari – titolare dell'appalto di costruzione – o ad altre società consortili.

Secondo i calcoli più recenti della Lia, il conto in sospeso è di circa 7 milioni di euro e riguarda 25 aziende, la cui pazienza sembra essere ormai al capolinea: lunedì prossimo, infatti, si riunisce il Comitato creditori per fare il punto della situazione e negli ambienti ricominciano a circolare parole pesanti, come «presidio fisico dell'ospedale» e addirittura «smontaggio dei materiali» in mancanza di risposte certe. Ma andiamo con ordine. Perché le imprese chiedono all'azienda ospedaliera di saldare debiti non suoi? La Dec è in difficoltà finanziarie e ha chiesto il concordato preventivo, così i legali della Lia hanno proposto ai Riuniti la formula della «cessione del credito», cioè di anticipare il dovuto rivalendosi poi sulla Dec. Proposta sulla quale l'azienda ospedaliera ai primi di settembre si era detta disponibile a ragionare, con una serie di incontri per «verificare la concreta fattibilità della soluzione» come recitava un comunicato congiunto di Riuniti e Lia in proposito.

«Dagli incontri – spiega Marco Amigoni, presidente della Lia – era emersa la percorribilità di questa strada, anche sul piano giuridico. Sono stato al nuovo ospedale e, insieme al responsabile del procedimento e al direttore dei lavori, ho analizzato le pratiche di ciascun creditore. Sono state escluse alcune ditte a carico delle quali c'erano contestazioni sui lavori, mentre per le altre, in tutto 25, non sono emersi ostacoli. Tra l'altro si tratta di imprese che, pur non essendo state pagate, hanno finito i lavori». «La nostra proposta aveva avuto anche il sostegno politico della Regione – prosegue Amigoni –, ma fino ad ora non abbiamo avuto risposte definitive dai Riuniti. Per questo abbiamo scritto a Nicora, chiedendo di risponderci entro questa settimana».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 3 ottobre

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