Uno storico pendolare orobico
racconta la disavventura in metrò

Pubblichiamo una lettera molto interessante di Renzo Belussi, storico pendolare della linea Bergamo-Milano, che dopo l'avventura di martedì sera in MM1 a Milano, ha deciso di scrivere un'email direttamente al sindaco Pisapia per esporre le sue lamentele.

Pubblichiamo una lettera molto interessante di Renzo Belussi, storico pendolare della linea Bergamo-Milano, che dopo l'avventura di martedì sera in MM1 a Milano, ha deciso di scrivere un'email direttamente al sindaco Pisapia.

È l'ennesimo esempio di un disagio - causato solo a metà dallo sciopero - che peggiora semplicemente per la mancanza di informazione alla clientela. Una mancanza grave, che i pendolari bergamaschi vivono sulla pelle ogni giorno.

«Gent.mo sig. sindaco, sono Renzo Belussi, uno di quel migliaio di persone rimasto bloccato nel convoglio della metropolitana all'ingresso della stazione di Lima. Voglio scrivere a Lei personalmente la mia versione della brutta vicenda, sia perché il Comune ha il controllo della Società Atm, ma soprattutto perché Lei è uno dei pochi Amministratori pubblici della Lombardia che stimo».

«La mia è certo una lamentela di utente (pendolare da Bergamo da 15 anni, e può facilmente immaginare quante ne abbia vissute sulla mia pelle!), ma non so alla ricerca di un capro espiatorio per calmare le inevitabili polemiche, che terranno banco per qualche giorno».

«Io sono un volontario della Cri e quindi ho vissuto l'esperienza con una certa obiettività: durante il tempo trascorso nel convoglio non c'erano reali pericoli per la vita dei viaggiatori, al di la ovviamente del disagio e della seccatura per il ritardo accumulato per il rientro a casa».

«Il pericolo è arrivato piano piano, per la mancanza d'aria in un ambiente sovraffollato, per la scarsità di notizie diffuse a bordo, per la rabbia che saliva tra la gente. Poi qualcuno ha cominciato a sentirsi male (io stesso ho prestato soccorso, sull'ultima carrozza, a una signora colpita da lipotimìa) e nella gente s'è sparso il panico...».

«È a questo punto che, a mio avviso, la situazione è diventata pericolosa; se qualcuno sconsideratamente ha sbloccato l'apertura delle porte, riesco anche a capirlo, anche se con quel gesto ha complicato maggiormente la situazione».

«Avendo fatto qualche esercitazione di protezione civile, per il soccorso in maxi-emergenze, ero abbastanza tranquillo, ho cercato di calmare le persone vicino a me, davo qualche consiglio sul modo di respirare... ma ad un certo punto il panico ha dilagato e la folla non era più controllabile».

«La mia denuncia, sig. sindaco, riguarda fondamentalmente due aspetti: l'assoluta mancanza di informazioni (io ho iniziato il tragitto a San Babila alle 17,23 e in 1h e 20min il macchinista ha fatto TRE annunci, tra l'altro abbastanza sciocchi); l'assenza di un piano di emergenza quando sono state sbloccate le porte e nessuno sapeva cosa fare».

«Da cittadino Le chiedo di porre rimedio a queste due gravi lacune; la sicurezza delle persone merita un'attenzione, anche in termini di risorse economiche, che oggi è sempre più in calo. Scommetto che i "piani" ci sono, perchè li richiede la legge, e saranno costati non poco; ma purtroppo c'è ancora una mentalità lontana dalla prevenzione di ciò che non è nella propria esperienza diretta, e così i cosiddetti "piani di emergenza" nascono in un ufficio e muoiono in un cassetto...».

«Ieri sera non ci sono state gravi conseguenze e credo che tutto sommato sia andata bene; ma dobbiamo cambiare mentalità, prima che succeda davvero una tragedia! Se lo ritiene opportuno, sono a Sua disposizione per fornirLe ulteriori dettagli, perché da questa brutta pagina di vita milanese, Lei possa cogliere al meglio l'occasione per imporre dei miglioramenti. Le auguro buon lavoro e voglia gradire i miei più cordiali saluti».

Renzo Belussi

© RIPRODUZIONE RISERVATA