Uccise 18enne durante un controllo
«Il carabiniere agì per legittima difesa»

Si è comportato correttamente: ha solo reagito, per legittima difesa, a una situazione diventata pericolosa. Il pm ha chiesto per la seconda volta al gip l'archiviazione del fascicolo per omicidio colposo nei confronti del carabiniere finito nei guai per la morte di un marocchino.

Si è comportato correttamente, non è stato né negligente né imprudente: ha solo reagito, per legittima difesa, a una situazione diventata pericolosa per cause indipendenti dalla sua volontà. Per questo il pubblico ministero Maria Mocciaro, alla luce anche delle perizie balistica e antropometrica usate per ricostruire l'accaduto, ha chiesto per la seconda volta al giudice per le indagini preliminari Bianca Maria Bianchi l'archiviazione del fascicolo per omicidio colposo nei confronti del carabiniere del nucleo operativo di Bergamo finito nei guai in seguito alla morte di Aziz Amiri, marocchino di 18 anni.

L'extracomunitario era rimasto ucciso da un colpo esploso dalla pistola del militare durante un controllo anti droga la sera del 6 febbraio 2010 a Mornico: in quell'occasione, secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, il carabiniere e un suo collega, stavano cercando di incastrare degli spacciatori e per farlo avevano tenuto sotto controllo un tossicodipendente.

Arrivato il presunto momento della cessione, i carabinieri si erano avvicinati separatamente all'auto Peugeot 206 con a bordo sul lato passeggero Aziz Amiri, e alla guida il fratello di 41 anni: il carabiniere si era avvicinato dal lato guida, ma era scaturita una colluttazione col conducente. In quel frangente era stato sparato il colpo, fatale al diciottenne.

Di fatto, valutata anche la perizia, per il pm resta confermata la mancanza di colpa del carabiniere, che si è «trovato in una situazione di pericolo», fermo restando che «il colpo è partito non per una reazione negligente, imprudente o imperita, ma per la forza d'urto» provocata dal conducente contro la mano armata per poter fuggire.

Leggi di più su L'Eco di giovedì 4 ottobre

© RIPRODUZIONE RISERVATA